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Orlando: Recovery Plan grande occasione per ridurre diseguaglianze

di Luca Rolandi |

“La pandemia ha dimostrato come i sistemi più competitivi siano legati ad un Welfare forte, ma molto diverso da quello del secolo scorso. In questo momento si apre una grande opportunità da cogliere, quella del “Recovery Plan” e le diseguaglianze potranno diminuire in proporzione a quanto si realizzerà sul fronte degli investimenti nelle infrastrutture sociali, che saranno la leva su cui costruire un nuovo welfare. [Del resto]… siamo di fronte ad una grande sfida in cui bisogna impegnarsi perché la tenuta sociale è fondamentale perché precondizione di quella democratica. In questo senso è fondamentale richiamarsi alle parole di Carlo Donat-Cattin, una figura che è stata per decenni un punto di riferimento per la sensibilità e il pensiero sociale e politico del nostro paese. Figura poliedrica anche per gli orientamenti e l’idea che aveva del lavoro e della società”. La frase è del ministro del Lavoro Andrea Orlando che ha riproposto con una chiave di lettura legata al presente il ruolo dell’esponente politico e leader democristiano a trent’anni dalla sua morte. L’occasione è stata offerta da un convegno di studi on line su “Quale Welfare dopo il Covid?, promosso dalla Fondazione torinese “Carlo Donat-Cattin”, che ha visto tra i suoi partecipanti il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il presidente della CRT Giovanni Quaglia, il presidente del CNEL Tiziano Treu e Andrea Cuccello, della segreteria nazionale della CISL. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere in quale direzione il governo indirizzerà le risorse da cui dipenderà il nostro futuro, come concordano più di un osservatore della politica e dell’economia. Un futuro che, paradossalmente, è stato riscritto proprio dalla Covid-19. La pandemia ha reso evidenti i punti deboli del nostro modello di sviluppo, cui va restituito, è l’opinione del ministro del Lavoro, la centralità del pubblico. Di qui una visione che ponga l’occupazione al centro della vita sociale del Paese, in cui però siano tutelati non soltanto i lavoratori. Opinione più che condivisibile, perché soltanto rafforzando i più deboli si riforma il mercato del lavoro.

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