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O Recovery Fund o al voto, non esiste una terza via

di Daniele Viotti|

Il problema non è tanto come finirà la crisi di Governo, ma come dovrebbe finire. Come finirà lo sanno solo i maghi e Matteo Renzi. Come dovrebbe finire lo sappiamo invece tutti noi: con l’approvazione del Recovery Fund e il Governo che torna a lavorare senza altri intralci. Dovrebbe finire così, si badi, non perché si chieda a tutti di servire fedelmente come i carabinieri “usi obbedir tacendo”, ma perché quel che veniva chiesto, in verità da tutti i partiti di maggioranza, ovvero una riscrittura del Recovery Plan, è stato ottenuto e ora se non si torna a occuparsi dei problemi portati dalla pandemia e non si torna a occuparsi della pandemia stessa è solo per irresponsabilità, superficialità e politicismo. O forse è perché non si è ottenuto quel che in realtà si voleva realmente ma non si può dire: più posti, più poltrone, più potere o chiamatelo come volete. Provando, con una certa dose di impegno, a non voler derubricare solo a “capricci” (definizione di un quotidiano nazionale) le richieste di Italia Viva di avere un Piano con più investimenti e meno sovvenzioni, più investimenti nella sanità, nella scuola, nel sociale e nel digitale, sono state, a quel che si legge, tutte soddisfatte. Il punto è che quelle richieste arrivavano anche dagli altri partiti di maggioranza solo che Italia Viva li ha reclamati con maggior vigore e con minacce di dimissioni. Ora si vedrà se il punto focale era la riscrittura del Piano di ricovero e resilienza o se l’obiettivo vero era la caduta del Governo. Se arriveranno altre richieste, nuovi paletti, nuovi ultimatum vuol dire che questa maggioranza non ha più senso di esistere ma oltre questa maggioranza c’è solo il voto, non ci sono alternative. E a quel punto ciascuno dovrà assumersi la responsabilità delle proprie scelte nel pieno del rischio di una terza ondata di pandemia nel nostro Paese.

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