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Il mese della Resistenza: una storia partigiana diventa fiaba


Due giovani amici che protetti dalla natura diventano lupi per combattere “al servizio dell’Umanità”. Un fratello che a distanza di moltissimi anni racconta alla nipote com’è andata, per non dimenticare. Alice Martello, valdostana, alla sua prima esperienza narrativa, è andata a cercare nel folto del bosco una fiaba, feroce come sono le fiabe, feroce come lo sono i lupi in cui si trasformano i giovani partigiani per combattere gli oscuri diavolacci delle Legioni Nere.[1]


«E tu, ragazzone ‒ chiedono a Juma ‒ che ci fai qui?». «Il lupo» risponde lui. «Ah, bon. Siediti qui fuori, fai la guardia, va’, giovanotto». E gli danno in mano un vecchio fucile. Dentro, si parla e si discute di bande e di branchi. Nin, il piccolo Nin, si siede in un angolo e non dice nulla, non ha mai visto i ribelli, non sa molto della

vita, lui. Daruma e Norbu gli sembrano così grandi e esperti, assieme agli altri ragazzi sono già lì a fare

piani e progetti, prendono in consegna delle carte da leggere, armi e munizioni. Daruma ha in mano una

rivoltella lucente, si accuccia vicino a Nin, gli spiega. Gli dice che è solo un pezzo di metallo, senti come è

pesante? È più pesante di un sasso, ma è di natura molto diversa. La rivoltella è un metallo delicato, fatto di piccole leve, minuscoli incastri, una infinitesima quantità di polvere da sparo, ed ecco che in un istante quell’acciaio lucente è solo il velo che sta tra un’esistenza e la sua fine. «Facci attenzione,

Nin» intima Daruma.


Anno 1944: è il dialogo che nasce tra i giovani ribelli di un villaggio alpino nell’altopiano del Cansiglio, in Veneto. Poche famiglie, riluttanti o indifferenti al regime fascista che ha portato l'Italia complice di una aggressione criminale al mondo, un gruppo di ragazzi cresciuti insieme che non rispondono ai bandi della Repubblica di Salo e si nascondono nei boschi per combattere una guerra che li ha fatti rapidamente uomini, fino al sacrificio finale. Un rapporto profondo e sincero con la natura, mai matrigna ma amica e protettrice, e con gli animali, che comprendono e collaborano, finché si può.

“Lupi ribelli” è la versione romanzata di una storia vera.[1] Inizia con una fiaba, la fiaba di Daruma e Nin, caduti in una trappola e deportati in un sottocampo di Mauthausen, morti per l’umanità, e diventa poi il racconto dell’anziano Nando-il partigiano Juma, fratello di Daruma, al secolo Ferdinando e Paolo Mognol - che ci affida la responsabilità di non dimenticare mai ciò che è stato.


Paolo Mognol

Con stile sobrio, l’Autrice passa dalla fiaba alla narrazione storica, dove i fatti vengono riportati con scrupolosa attenzione, grazie ad un’accurata ricerca effettuata sulla Resistenza nell’area di Vittorio Veneto (Belluno), basata sulla documentazione dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese e delle ANPI delle zone coinvolte. Così dalle pagine escono fuori nomi nobili e altri controversi: accanto al generoso comandante "Barba" c'è il comandante "Corsàr", violento, predatore, cinico e senza scrupoli; c'è l'ingegnere fascista Trevisan, considerato un "bastonatore", ucciso misteriosamente, e più di altre svetta la figura di don Giuseppe Faè, "un prete magro e di mezz'età, dal naso aquilino e dallo sguardo penetrante", che passerà al storia come "don Galera". Predica la resistenza attiva, don Giuseppe, anche contro i pareri di prudenza che esprime la sua Curia vescovile; "parla di etica e di impegno civile" ai giovani che aiuta a fuggire e a nascondersi dalle retate nazifasciste. Gli sgherri in nero lo arrestano, ma i giudici lo assolvono. Sua sorella Giovanna, invece no. La vendetta sugli affetti è sempre doppiamente ricercata quanto crudele. Giovanna spostata da un lager nazista all'altro, resiste quattro mesi, poi il suo cuore cede il 12 o il 13 ottobre del 1944. Anche lei morta per l'Umanità.

Come Paolo Mognol, 24 anni, e l'amico Giovanni Salvador, 19 anni, arrestati, si sospetta per delazione, alla vigilia di Natale del 1944. Imprigionati e deportati a Mauthausen, là trovano la morte, anche loro "al servizio dell'Umanità".


Note

[1]Alice Martello, Lupi ribelli, Neos Edizioni, 2024,

 


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