I Maggio di Pace e Lavoro, e non lasciamo indietro nessuno
di Cristina Maccari|
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Questo Primo Maggio 2022, dopo due anni, ritroverà il suo tradizionale corteo da piazza Vittorio a piazza San Carlo. Ma a questa festa, alla festa dei lavoratori, mancheranno in tanti. E il pensiero va proprio a loro. A chi ha perso la vita a causa della Covid e alle lavoratrici e ai lavoratori che sono morti sul lavoro. Il pensiero va alle famiglie che in questi due anni drammatici hanno seppellito i loro cari senza un ultimo saluto, un abbraccio, o che hanno visto i propri figli, i propri compagni, distesi sull’asfalto, con i volti sfigurati e i corpi devastati dagli infortuni mortali o che dovranno convivere con invalidità permanenti, a causa di infortuni che non li hanno uccisi ma che peggioreranno le loro esistenze. Dall’inizio dell’anno gli infortuni mortali sul lavoro sono già 189. Con un impressionante aumento del 50 per cento, denuncia l’inali, nei primi tre mesi dell’anno. Le parole che si dicono e che si scrivono quando i lavoratori perdono la vita nell’esercizio della loro attività, sono drammaticamente sempre le stesse. Le azioni da mettere in campo sono note (lavorare sulla cultura della sicurezza, formazione, controlli, sanzioni): le cose ripetute tante volte, come un rosario, non si ascoltano nemmeno più. Serve un vero cambio di passo, uscire dagli schemi, trovare nuove modalità, lavorare in rete, sottoscrivere protocolli sulla sicurezza e regolarità nei cantieri, sorti ovunque nella nostra città e mettere in pratica iniziative straordinarie, perché quelle ordinarie hanno fallito. I sindacati hanno piena consapevolezza di quali siano le criticità e le opportunità sul nostro territorio, nel nostro tempo: è arrivato il momento di affrontarle e, forse per la prima volta nella storia recente, ci sono le risorse per farlo. Lo dobbiamo ai giovani che credono nel futuro ma anche a quelli che non credono più in niente e a nessuno.