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Dante nei trecento anni di storia della Biblioteca nazionale universitaria

di Vice |


Restano ancora due settimane per visitare la Mostra su Dante e la Divina Commedia che si è aperta lo scorso 10 dicembre presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di piazza Carlo Alberto a Torino. Attraverso documenti, libri scolastici, manuali universitari, saggi, la mostra si propone di guardare alla Commedia umana del Sommo Poeta attraverso gli occhi di coloro che da cattedre e da banchi l’hanno analizzata e approfondita.

La mostra su Dante offre l’opportunità di visitare la Biblioteca Nazionale Universitaria (nazionale lo è dalla seconda metà dell’Ottocento) che ha tagliato i trecento anni di vita. Tre secoli intensi vissuti, prima del trasloco in piazza Carlo Alberto, in un palazzo progettato negli anni Cinquanta del Novecento, nella sede storica di via Po 9. Vita intensa e dobbiamo aggiungere anche travagliata per via dell’incendio che scoppiò nel 1904, infliggendo un colpo notevole al patrimonio librario.

Nel 1942, la Biblioteca si ritrovò sotto i bombardamenti che colpirono Torino durante la seconda guerra mondiale. Bombe che pregiudicarono seriamente la stabilità statica della struttura. In anni recenti, la Biblioteca si è rigenerata seguendo la storia del nostro Paese attraverso una pluralità di eventi. Ultimo, come anticipato, quello per i Settecento anni dalla morte di Dante Alighieri che si è rivelato anche una sorta di ritorno al passato didattico, dalle scuole elementari all’Università: più momenti per osservare con il giusto distacco anche i progressivi processi di conoscenza della Divina Commedia, sui canti di Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Tra l’altro, la mostra si avvale del contributo di quattro maestri dell’arte, Monica Beisner, Domenico Ferrari, Massimo Missiroli e Cesare Pianciola, che raccontano la Commedia umana passando dalla suggestione di colori di miniature, acqueforti e acquarelli. Il passato della Biblioteca Nazionale Universitaria ha un mentore: Vittorio Amedeo II di Savoia. Fu proprio il Duca, che si conquistò il titolo di Re respingendo l’aggressione del Re di Francia nell’assedio di Torino del 1706, a concepire l’unità di due patrimoni culturali, dell’Ateneo e del Fondo ducale sabaudo. Dal 1720 con una storia di prima grandezza sotto il profilo della conservazione bibliografica, la Biblioteca fu “promossa” nel 1876, unica tra tutte le università del Regno d’Italia, al rango di biblioteca nazionale. Oggi, l’edificio di piazza Carlo Alberto ospita un autentico patrimonio librario: centinaia di migliaia di pezzi, tra volumi, manoscritti e incunaboli. Preziosità cui si devono aggiungere dieci dei tredici codici che tramandano la memoria dei sontuosi spettacoli organizzati presso la corte sabauda tra il 1640 e il 1681. La Biblioteca, inoltre, ospita il Messale romano, un codice entrato a far parte della Libreria ducale sabauda al tempo di Carlo Emanuele I per poi confluire nella Biblioteca voluta da Vittorio Amedeo II nel 1720.

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