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Carlo Donat-Cattin, la politica come orizzonte

di Luca Rolandi |

Partigiano, dirigente sindacale e politico, parlamentare e ministro della Repubblica: è la traiettoria dell’esistenza di Carlo Donat-Cattin, classe 1919. Un’esistenza spesa al servizio del Paese, della Cisl, il sindacato che rappresentò decenni e della Dc, il suo partito politico, ma con la bussola dell’agire che aveva come punto cardinale di riferimento sempre i lavoratori, le classi sociali meno abbienti. Un’esistenza pubblica impetuosa, quanto sobria nel privato con uno stile all’insegna della discrezione e della riservatezza, anche se controverse vicende della vita esposero lui e la sua famiglia in maniera drammatica negli anni di Piombo. Cento anni, ormai trascorsi da un anno, è la cifra di una vita quella di Carlo Donat-Cattin, uomo politico al servizio della comunità. Donat Cattin sangue ligure piemontese silenzio e intransigenza di una stirpe montanara e di scoglio forte e taciturna, con idee duramente trattabili, ma inflessibili. Una personalità forte, a volte dura, ma con un orizzonte ampio, una visione, quella che oggi manca alla contemporaneità del mondo politico non solo italiano. La storia di Carlo Donat-Cattin, quella dei più importanti leader sindacalisti e capo di una delle correnti di pensiero più forti della Democrazia cristiana, è una delle più drammatiche e rapidamente dimenticate della Prima Repubblica. Canavesano in una famiglia di origini francesi, partigiano e membro del Cnl, giornalista e sindacalista della Cisl, poi politico da amministratore a ministro, Carlo Donat-Cattin come ricorda il volume pubblicato da Edizioni Lavoro “Carlo Donat-Cattin. Una vita per l’Italia”, a cura di Mariapia Donat-Cattin, di recente pubblicazione ha rappresentato un modello, un uomo per la ricostruzione politica e morale dell’Italia con passaggi di sofferenza personale e pubblica molto pesanti. Lo si ricorda spesso nella memoria collettiva e nella storia italiana del Novecento come il ministro che portò a compimento nel 1970 insieme al giuslavorista socialista Gino Giugni lo Statuto dei lavoratori che aveva varato il socialista Giacomo Brodolini nel 1969 poco prima di morire. Uno dei suoi allievi Giorgio Merlo lo ricorda un autentico leader politico, un protagonista di primo piano della Democrazia Cristiana. Con la sua corrente, la sinistra sociale di Forze Nuove, è riuscito a condizionare l’intera politica del suo partito. Non attraverso il ricatto o l’arroganza, ma solo e soltanto con l’arma della politica, del confronto e dell’elaborazione culturale. Non possiamo dimenticare che con i famosi convegni settembrini di Saint-Vincent riusciva a dettare l’agenda politica nazionale attraverso il suo partito, la Dc, ma anche con un confronto a tutto campo. Un cattolico popolare, interprete autorevole di quel cattolicesimo sociale che continua a conservare, tutt’oggi, una irriducibile modernità ed attualità. Donat-Cattin è stato anche un grande sindacalista, all’inizio del suo impegno pubblico a Torino e in Piemonte negli anni dell’onnipotenza e della potenza incontrastata della Fiat. Nel volume il ricordo è istituzionale: dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Sergio Chiamparino e Chiara Appendino al mondo degli studi storici, Francesco Malgeri, Sergio Soave, Bartolo Gariglio, dagli allievi oggi alla guida dell’economia italiana, Gian Maria Gros-Pietro, Giovanni Quaglia, Fabrizio Palenzona, a politici di lungo corso come Guido Bodrato, Pier Ferdinando Casini e avversari che ne riconoscono il valore come l’imprenditore Carlo De Benedetti. Il volume raccoglie gli atti dei tre Convegni di studio, Roma, Torino, Finale Ligure e infine Saint-Vincent, il luogo dove per decenni si sono radunati i pensatori più vicini al ministro e dove si svolgevano incontri e confronti serrati sulla situazione politica ed economica nazionale e internazionale. Tutti incontri che hanno caratterizzato l’anno del Centenario (1919-2019). Un omaggio ad un uomo che ha speso la vita per un ideale.

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