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50 anni di Regionalismo: Mario Giovana, un pezzo di storia partigiana in Consiglio

di Marco Travaglini|


Nel 1970, le Regioni divennero una realtà. L’Italia dava così concretezza all’art. 114 della Costituzione che recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”. La Porta di Vetro continua la sua galleria di immagini, personaggi e avvenimenti curata da Marco Travaglini, ex consigliere regionale. Quest’articolo è dedicato a Mario Giovana, comandante partigiano di una Brigata di “Giustizia e Libertà”, consigliere regionale dal 1970 a 1975, presidente provvisorio dell’Assemblea regionale. Undicesima puntata

Mario Giovana, comandante partigiano nel cuneese, compagno d’armi e di lotta antifascista di tanti protagonisti di Giustizia e Libertà che hanno segnato il ‘900 – tra i quali Aldo Garosci, Vittorio Foa, Carlo e Riccardo Levi, Franco Venturi ed Emilio Lussu – venne eletto consigliere regionale nella prima legislatura dal 1970 al 1975 nelle liste del Partito Socialista di Unità Proletaria, soggetto politico che aveva contribuito a fondare. Era nato a Nizza Mare il 13 settembre 1925. In gioventù visse a Mogadiscio e nel settembre del 1943 entrò nella Resistenza con le formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, operando prima come comandante di distaccamento e poi di banda in Val Varaita. Fu un’esperienza che lo segnò per tutta la vita, a partire dal momento in cui, giovane studente a Torino, fece la scelta di opporsi concretamente ai nazifascisti. Con il nome di battaglia di “Giovanna”, ai primi di dicembre del 1943, entrò a far parte di una banda di “Giustizia e Libertà” che si batteva contro i nazifascisti nel Cuneese dopo essersi armata con le armi prelevate da una caserma di Sommariva Bosco. Con i suoi uomini passò successivamente in Valle Gesso e partecipò ai combattimenti di Vinadio e di Boves, dove venne ferito. Nel febbraio del 1944 Mario Giovana si batteva in Valle Stura, come comandante di squadra prima e poi come comandante di distaccamento della Brigata di Giustizia e Libertà “Besana”, che era stata comandata da Giorgio Bocca. Alla testa della “Rolando Besana” partecipò agli scontri per la liberazione di Savigliano e venne nominato vicecommissario della II Divisione alpina giellista. Nel dopoguerra, dal 1946 al 1947, fu capo redattore del settimanale piemontese del Partito d’Azione “Giustizia e Libertà” e poi, sino al 1952, del mensile Resistenza. Dopo aver militato dai primi anni ‘50 nel movimento dei socialisti indipendenti di Valdo Magnani, per sette anni (dal 1957) fece parte del gruppo dirigente nazionale del Partito Socialista guidato da Pietro Nenni. Da esponente socialista lavorò nel quotidiano romano L’Italia socialista, all’Avanti! e a Mondo Nuovo. Gli impegni politici non mancarono anche in Piemonte dove ricoprì l’incarico di vice segretario della Federazione socialista torinese e di segretario regionale. Nel 1964, con la corrente di sinistra interna al Psi, diede vita al Partito Socialista di Unità Proletaria del quale fu un autorevole esponente fino allo scioglimento nel 1972 quando aderì al Pci. Nel corso del mandato consiliare Mario Giovana presiedette la Giunta per le elezioni e fu componente della Commissione Statuto, della I Commissione dal 1971 al 1973 e della V e VIII dal 1971 fino al termine della legislatura. Intervenne più volte in Consiglio regionale nei primi due anni, fino al 1972, e poi non prese più la parola in aula fino alla conclusione del mandato. Il legame con l’esperienza resistenziale, intesa come bussola orientativa dei valori ai quali era legatissimo, emerse con nettezza soprattutto in occasione dell’intervento che fece, come presidente provvisorio dell’Assemblea del parlamentino piemontese, durante la prima seduta del 13 luglio 1970. Disse, nell’occasione: “[…] Riteniamo spetti a questa assemblea farsi momento promotore e collettore delle spinte nuove che emergono dal travaglio di crescita della nostra società, stabilendo rapporti diretti e sostanziosi con quante istanze di democrazia e di autogoverno delle masse vengono maturando in seno al corpo sociale e con quanti organismi sono rappresentanza concreta delle loro aspettative e delle loro necessità… Ciò in assonanza con quelle che crediamo siano le attese che pervadono le migliori e più fresche energie di questa Repubblica, voluta appunto dai lavoratori e consacrata dai loro sacrifici nell’antifascismo e nella Resistenza partigiana”. Conclusa l’esperienza in Consiglio regionale continuò ad esercitare la sua attività di giornalista e storico, realizzando diverse opere tra le quali “Storia del CLN in Piemonte”, “Storia di una formazione partigiana”, “Guerriglia e mondo contadino” e di numerosi saggi pubblicati su riviste italiane e straniere di storia contemporanea. Nel 2005 diede alle stampe, dopo anni di studio e ricerche, l’opera “Giustizia e Libertà in Italia. Storia di una cospirazione antifascista”, un volume che, in oltre 500 pagine, ripercorre le vicende di GL, a partire dalla nascita a Parigi nel 1929 ad opera di Carlo Rosselli. Mario Giovana morì a 84 anni il 27 ottobre del 2009 a Cuneo. Alla sua memoria è stato intitolato il Centro culturale di Mombasiglio, in provincia di Cuneo.

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