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Stati generali a Villa Doria Pamphilj: storie di IVA, di cuneo fiscale e di scelte strategiche

di Pietro Terna |

Un negozio espone al lunedì un cartello: “Dalla prossima settimana tutti i nostri prezzi caleranno del 10% (forse)”. E non si tratta dei saldi, che poi manca sempre la misura che cerchiamo, ma di tutte le merci! Chi entrerà in quel negozio nella settimana appena iniziata? Quelli che hanno urgenza assoluta, quelli che sono certi che forse vale mai; egli altri? In coro: “aspetteranno”. Il cartello l’ha esposto il Governo, iniziando un dibattito sulla riduzione dell’IVA. Si sa che le misure fiscali si attuano e non si preannunciano, ma l’ABC della buona politica non è materia di studio. Forse per questo la ministra competente annuncia l’introduzione dell’educazione civica sin dalla scuola materna, invece di occuparsi seriamente su che cosa fare con la scuola a settembre. In Germania hanno deciso di riaprire già prima delle vacanze estive, basandosi su una importante ricerca – pubblicata1 senza enfasi, con i nomi dei ricercatori di cinque istituzioni prestigiose in Germania, i quali firmano “on behalf of all members of the study group” – che mostra, nella Tabella 2 di quel testo, come i numeri rilevanti di bambini contagiati siano quelli di figli di genitori a loro volta contagiati. Mio commento: è il tipico caso che si risolve con la quarantena. Notevole la modestia dei ricercatori, ben diversa da certe spettacolarizzazioni viste in televisione2. Torniamo al cartello che annuncia la riduzione dell’IVA. Si direbbe che sia tutto quello che è rimasto degli Stati Generali (nome infausto nella Storia) di Villa Doria Pamphilj. Ho avuto la fortuna di visitare quello straordinario bene dello Stato italiano, con il meraviglioso parco che circonda la costruzione. Bellissimo, certo, ma il salone stretto e lungo in cui hanno lavorato è tutto meno che adatto a consentire condivisione e collaborazione. Fa anche quasi tenerezza vedere3Colao che spiega il suo piano a… tante sedie vuote. Sulla riduzione dell’IVA, che la Germania ha attuato senza tanto discutere, si sta ancora discettando dopo qualche giorno, valutando se sia meglio quella scelta o la riduzione del cuneo fiscale, vale a dire del carico di oneri che gravano sul costo del lavoro. Non sono misure in alternativa. La riduzione dell’IVA può anche essere di brevissima durata, per sei mesi come in Germania, o anche meno; deve essere formalizzata come atto non ripetibile urgente, proprio allo scopo di smuovere la domanda4. All’opposto, la riduzione del cuneo, assolutamente da attuare, è una misura strutturale che dà competitività alle imprese e consente anche di riconoscere retribuzioni migliori ai lavoratori, senza gravare in misura doppia sui conti aziendali. Si tratta di un’azione infinitamente più importante della selva di provvedimenti sul lavoro a tempo determinato o indeterminato, a tutele crescenti o più o meno inesistenti. Un’azienda sana, che ha lavoro perché competitiva, non assume o licenzia per capriccio, ma per effetto di valutazioni molto ponderate sul conto economico. Non esiste imprenditore sano di mente che rinunci a cuor leggero a collaboratori che si sono formati facendo parte della squadra che dà forza e struttura alla sua azienda. Che fare? Il noto interrogativo retorico di Lenin5 aiuta sempre, perché la continuazione della frase ricorda l’ostinazione e la pazienza. Dopo tanti anni di confusione si è riscoperta la politica industriale, che altro non è che un modo organizzato e preveggente di guidare gli interventi dello Stato in campi come: gli acquisti pubblici, ad esempio, ora da indirizzare a una seria innovazione nella sanità; gli aiuti alle imprese, possibilmente da circoscrivere all’accelerazione degli ammortamenti e allo sgravio delle imposte sugli utili reinvestiti, ma anche, in un momento di crisi come l’attuale, in denaro fresco sotto forma di prestiti da restituire. In questo caso sì preannunciando le misure e poi mantenendole. Un lavoro recente6, pubblicato nei working paper del Fondo Monetario Internazionale, è intitolato “Who will Bear the Brunt of Lockdown Policies? Evidence from Tele-workability Measures Across Countries” che sta per “Chi sopporterà il peso delle politiche di isolamento? Le indicazioni delle misure di telelavoro in tutti i paesi”. Un passaggio è assai inquietante per noi (mia la traduzione): La Turchia, il Cile, il Messico, l’Ecuador e il Perù si distinguono con punteggi mediamente molto più bassi in termini di telelavoro. Ciò suggerisce che i lavoratori delle economie emergenti e in via di sviluppo potrebbero trovarsi di fronte a sfide scoraggianti nel continuare a lavorare durante i periodi di lockdown. All’interno delle economie avanzate, la Grecia e l’Italia hanno tra i punteggi più bassi in termini di tele-lavorabilità, mentre i paesi nordici e Singapore hanno i punteggi più alti, che riflettono le loro economie digitali relativamente sviluppate. Bruttissimo segnale: stiamo divenendo ostaggio del terziario più debole come valore aggiunto? A giudicare dal numero di fattorini in bicicletta che portano il cibo, ad esempio, ai torinesi nelle loro case, si direbbe proprio di sì. Quindi avanti con la riproposizione della politica industriale! Il capitolo della grande informatica fu perso molti anni fa7, anche se in quel campo si presentano ora nuove grandi opportunità. Verso quali settori indirizzarsi? Prima di tutto l’innovazione in quelli strategici per l’economia italiana nel mondo, leggendo con cura i dati del nostro export in Europa e fuori Europa, dato che una grande economia qual è la nostra deve poter acquistare dagli altri paesi perché intanto sta vendendo a loro. Anche i settori ora strategici stanno mutando contenuto e peso, si pensi all’auto elettrica i cui componenti sono molto diversi da quelli del veicolo tradizionale. In prospettiva, sempre per l’auto, ci sono l’idrogeno e le fuel cells, ma quello è un ulteriore scenario ancora, con la politica industriale tedesca che ha accettato la scommessa. Si tratta in ogni caso di settori in cui l’innovazione deve essere continua e anzi accelerata, per cui servono stanziamenti importanti anche per la ricerca e l’istruzione. Se fossi il Presidente del Consiglio nominerei un gruppo di lavoro composto da poche persone: tre tecnologi (elettronica-informatica, meccanica, biotecnologie), tre economisti, tre imprenditori di successo, possibilmente giovani. La richiesta: redigere un elenco ragionato di una decina di grandi famiglie di innovazioni da favorire. Contemporaneamente, vista l’esperienza di queste settimane con gli esperti della pandemia, vieterei a chi fa parte del gruppo di lavoro ogni apparizione in televisione per tre mesi almeno, pena una multa di centomila euro! Sento l’obiezione: con così tanta innovazione si accelera la distruzione dei posti di lavoro. Rispondo polemicamente che si distruggono ancora di più restando ancorati al passato, ma le risposte pacate sono altre due e più importanti. La prima: c’è un grande campo in cui i posti di lavoro devono essere aggiuntivi e destinati ai giovani, quelli ben preparati, ed è la Pubblica Amministrazione, la cui debolezza è stata palese in questi mesi. La seconda: è ora di iniziare a ragionare seriamente di riduzione degli orari di lavoro. Ce la possiamo fare? Certo sì, se non cadiamo ostaggio della depressione collettiva e se non ci dimentichiamo delle grandi personalità che il mondo ci invidia e a cui si potrebbe affidare la guida dell’Italia. Sono certo che molti dei lettori saprebbero ben scrivere la formazione di una squadra di governo formidabile e, se avessero responsabilità politica, punterebbero a presentarsi con quella alle elezioni! Il tutto senza impressionarci per le nuove previsioni del Fondo Monetario Internazionale che valuta una caduta del 5% del PIL mondiale e, chissà perché, del 12,8% per l’Italia8. Molto immodestamente, chi scrive resta ancorato ai suoi calcoletti, pubblicati a fine marzo9e a metà maggio10. _______

1https://www.klinikum.uni-heidelberg.de/fileadmin/pressestelle/Kinderstudie/Prevalence_of_COVID-19_in_BaWu__.pdf. 2Via WhatsApp è rimbalzata questa corrosiva presa in giro: https://terna.to.it/ridere/Siamo%20i%20dottori.mp4 3https://citynews-today.stgy.ovh/~media/31085664259653/colao-conte-2.jpg 4Come auspicava Keynes nel radiomessaggio del 1931 alle casalinghe patriottiche inglesi, richiamato in http://www.laportadivetro.org/helicopter-money-una-soluzione/ 5Che fare? (1902) di V.I. Lenin, poi, dopo la Rivoluzione di febbraio, in 7 (20) aprile 1917, Pravda, n.26:“(…) bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza l’errore in cui cadono” 6https://www.imf.org/en/Publications/WP/Issues/2020/06/12/Who-will-Bear-the-Brunt-of-Lockdown-Policies-Evidence-from-Tele-workability-Measures-Across-49479 7 http://www.laportadivetro.org/la-grande-informatica-in-italia/ 8 https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/06/24/WEOUpdateJune2020. 9http://www.laportadivetro.org/conoscere-per-ragionare-e-poi-decidere/ 10Seconda parte a https://www.laportadivetro.org/coronavirus-qual-e-il-piu-bel-modello-del-reame/

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