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Rivoli, storie di solidarietà e accoglienza al popolo ucraino

di Anna Paschero|

Cresce la solidarietà verso gli ucraini in fuga dal loro paese devastato dalla guerra di Putin. A Rivoli sono state aperte le porte a donne e bambini. Primi ad arrivare, una mamma con i suoi due figli di 17 e di 8 anni e un’altra con una bimba di soli due anni, hanno trovato subito accoglienza presso due famiglie rivolesi che con la generosità di altri cittadini e associazioni – queste ultime sono numerose a Rivoli – hanno potuto provvedere fin da subito alle loro necessità. Sono nuclei famigliari scappati con una valigia, dentro poche cose, abbandonata durante il viaggio – durato 26 ore – perché rendeva loro più difficile muoversi con rapidità. Sono arrivati stremati e nel silenzio di chi ha pudore nel parlare di una esperienza che noi vediamo diffusa dai mezzi d’informazione. Ci vorrà tempo, ma per ora li attende una quasi normalità: i due ragazzi sono già stati inseriti in due scuole di Rivoli, accolti con calore dai ragazzi e bimbi rivolesi. Sono molte le famiglie che hanno dato la loro disponibilità all’accoglienza in una gara di solidarietà che non ha visto precedenti; e per utilizzare al meglio questa disponibilità gli stessi cittadini hanno deciso di costituirsi in un Comitato spontaneo che hanno chiamato “Cittadini di Rivoli”, perché per ora la città, quella amministrativa, non ha ancora mosso un dito. Hanno già aderito in tanti, persone ed associazioni di Rivoli, adesioni che si auspica possano crescere ancora nei prossimi giorni per rendere questo esodo una tregua dove tante persone che hanno perso tutto, possano ritrovare un porto sicuro per riprendere, prima possibile la vita di sempre nel loro Paese. Poter vivere in pace in un mondo dove è bandita la guerra e la paura delle bombe e della morte. Questa è la loro e la speranza di tutti. Così, con il passaparola e un’organizzazione improvvisata, ma che si è rivelata molto efficiente, i cittadini hanno dimostrato di saper fare ed “esserci”, per affrontare un’altra delle emergenze umanitarie che ci sta regalando l’inizio degli anni Venti del nostro secolo: dopo la pandemia, la guerra nell’est dell’Europa. .

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