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Verso il Giorno della Memoria "Un uomo di poche parole"

STORIA DI LORENZO PERRONE, IL SALVATORE DI PRIMO LEVI


di Nunzia Pennisi e Giuseppe Busso


In occasione della giornata della memoria l’Uni3 di Chivasso ha proposto un incontro con Carlo Greppi, autore del libro “Un uomo di poche parole : storia di Lorenzo che salvò Primo”. Carlo Greppi, è uno storico, ricercatore, autore di numerosi saggi sulla Storia del Novecento fra i quali “L’antifascismo non serve più a niente “ e “ Il buon tedesco”. Nel libro “Un uomo di poche parole “ racconta la vicenda di Lorenzo Perrone.  Ma chi è stato quest’uomo che è passato senza lasciare apparentemente traccia di sé? In “Se questo è un uomo “ Primo Levi  ha scritto “[...] Credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi”. Lorenzo Perrone era un muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz, dipendente di una azienda che stava allestendo una fabbrica di prodotti chimici per conto del Reich. Non quindi un prigioniero. Era un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che tutti i giorni, per 6 mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa, che permise a Primo di sopravvivere. Non fece solo questo: rischiò la vita per permettere al suo amico di comunicare coi familiari.  Si occupò di lui solo come un padre avrebbe potuto fare. L’amicizia fra Primo e Lorenzo durò fino alla morte di Perrone ne1952, devastato dall’alcoolismo.

Carlo Greppi ha condotto una ricerca meticolosa, partendo dalle poche righe che Primo Levi aveva scritto nella sua vasta produzione, andando a scavare fra i ricordi della famiglia del muratore fossanese e ricostruendo con puntiglio l’ambiente nel quale era vissuto, come frontaliero con la Francia, restituendoci uno spaccato della vita agra che molti cuneesi vissero in quegli anni. Con ciò raccontando la vita di tanti “ultimi”, di cui non si aveva traccia, pezzi importanti di una resistenza ignorata.

Fu Beppe Manfredi, professore di Liceo, poi parlamentare e figura mitica del panorama cuneese, a ripescare i ricordi di Lorenzo Perrone, dopo che fu riconosciuto “Giusto fra le nazioni”, terminologia che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, indica i non ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah. E che promosse l’apposizione di una targa ricordo in una piazza centrale di Fossano.

Greppi ha lavorato a lungo sulle tracce individuate da Manfredi che sono confluite nel bel saggio edito da Laterza, nel quale Primo Levi appare in tutta evidenza, come un uomo destinato a morire se non si fosse ingegnato in ogni minuto a trovare gli spazi per sopravvivere e Lorenzo Perrone come un uomo destinato a vivere se non si fosse messo nei guai. E che lo fece, con il suo silenzio, senza chiedere alcuna ricompensa. Carlo Greppi è uno storico di ultima generazione che racconta la Shoah senza aver palato con i testimoni, raccontando ed interpretando i segnali. In futuro questi tragici avvenimenti saranno ricordati così. La scommessa è che il loro contributo non venga letto solo come un semplice pezzo di storia, ma susciti i sentimenti, la commozione e l’impegno che gli storici precedenti hanno saputo suscitare in coloro che li hanno letti.                           


 

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