Vandali sulla tomba di Enrico Berlinguer, sfregio alla storia della Prima Repubblica
Aggiornamento: 27 mag
In un messaggio su Instagram, Bianca Berlinguer ha denunciato un atto di vandalismo sulla tomba del padre, Enrico Berlinguer, segretario del Partito comunista italiana, di cui ricorrerà l'11 giugno prossimo il quarantennale della scomparsa. "Il secondo nell'ultimo mese", in cui una mano vile si è accanita su un luogo del ricordo, della memoria, animata dal senso di distruzione su vasi, fiori e aiuole calpestati, ha ricordato Bianca Berlinguer, aggiungendo che da quella terribile perdita, "la tomba è sempre stata piena di fiori portati da tante persone che si sono fermate per un pensiero e un omaggio. E questo è sempre stato per noi figli un grande conforto".
Il gesto vandalico è stato condannato dal presidente del Senato Ignazio La Russa e di quello della Camera Lorenzo Fontana, che hanno manifestato la sua vicinanza alla famiglia Berlinguer, e dalla segretaria del Pd Elly Schlein.
Guardato in controluce, però, non vorremmo dover scoprire che il germe della distruzione sulla tomba di Berlinguer stia anche per altro, cioè che sia rivelatore del disprezzo à la page con cui si cerca di riscrivere la storia della cosiddetta Prima Repubblica, cioè del Novecento e dei partiti politici in Italia, puntando su una revisione al ribasso delle vicende dei grandi partiti di massa, dalla Democrazia Cristiana al Partito socialista e al Partito comunista, di quelli laici, dal Partito Liberale a quello Repubblicano e Socialdemocratico, Radicale e del mondo della sinistra, insieme con le loro figure di statisti che hanno reso concreto, pur tra luci e ombre il rinnovamento della società italiana attraverso l'applicazione della Costituzione e, soprattutto, il rispetto dell'equilibrio dei poteri. Elemento, quest'ultimo, cardine nell'interpretazione e nell'esercizio della democrazia come fine ultimo e egualitario di una collettività e non come mezzo strumentale da usare per la gestione unilaterale del potere.
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