Valerio Onida, un maestro d’altri tempi
di Renato Balduzzi
Valerio Onida, presidente della Corte Costituzionale a cavallo tra il 2004 e il 2005, è morto ieri all'età di 86. Personaggio schietto, sincero, dal sorriso aperto, Onida ha insegnato per decenni diritto costituzionale all'Università degli Studi di Milano di cui era professore emerito. Un maestro riconosciuto per conoscenza e stile da generazioni di studenti, molti dei quali hanno poi ricoperto ruoli di prestigio al servizio del nostro Paese. Tra questi Renato Balduzzi, professore ordinario di diritto costituzionale e di diritto pubblico comparato all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ministro della salute del Governo Monti dal 2011 al 2013, che nell'articolo descrive con commossa partecipazione l'alta figura dello studioso. In questo contesto, Valerio Onida sarà ricordato proprio domani, 16 maggio, alla Camera dei Deputati, alla presentazione delle “10 Tesi per il contrasto ai caporalati”, promosse dall’Associazione Vittorio Bachelet, cui ha lavorato nonostante le sue precarie condizioni di salute, come non manca di sottolineare Renato Balduzzi.
Non è facile ricordare un amico, un maestro nella conoscenza scientifica del diritto costituzionale, un fratello maggiore, un sodale di tante battaglie, accomunati da un percorso culturale e spirituale assai simile. Per me il professore Valerio Onida è tutte queste cose. Ed è ancora più difficile ricordare una personalità così luminosa e poliedrica come la sua, tale da rendere ogni ritratto inadeguato per difetto. Allora mi limito a trasmettervi la prima parola che mi viene in mente pensando a Valerio: disponibilità.
La disponibilità anzitutto verso i più giovani, anche non suoi allievi. Conobbi Valerio appena acerbo laureato, in una delle riunioni a Genova che Federico Sorrentino aveva promosso per impostare una grossa ricerca su strumenti tecnici e indirizzi politici nella giurisprudenza della Corte costituzionale, e che vedeva tra i cinque coordinatori nazionali anche Sergio Bartole, Lorenza Carlassare e Gustavo Zagrebelsky. Iniziò lì una frequentazione mai più interrotta, e la conferma della sua generosità. Non ricordo un’occasione in cui Valerio si sia sottratto ad una richiesta di presiedere un convegno, di fare una relazione di sintesi, di intervenire ad una tavola rotonda, come molti alessandrini ricordano bene: anch’egli è stato una viva vox constitutionis.
La disponibilità a camminare su sentieri anche impervi, ma che fossero impregnati di tensione ideale e di solidarietà con coloro i cui diritti costituzionali vengono offesi: mi limito a segnalare la partecipazione di Valerio, già affaticato dalla malattia, al percorso di riflessione che ha condotto alle “10 Tesi per il contrasto ai caporalati”, promosse dall’Associazione Vittorio Bachelet, che saranno presentate proprio domani, 16 maggio alla Camera dei deputati.
Una disponibilità poi, non venuta meno neppure negli ultimi mesi della malattia che lo affaticava ogni giorno di più. A febbraio, all’indomani dell’approvazione della revisione costituzionale in tema di ambiente e One Health, mi permetto di chiedergli un commento a caldo per la rivista Corti supreme e salute: in pochi giorni arriva, puntuale e preciso, quello che forse è il suo ultimo scritto scientifico.
Una disponibilità, ancora, ad accogliere suggerimenti relativi alla malattia che l’aveva colpito e che ancora non ha una risposta terapeutica adeguata - anche se le frontiere dell’immunoterapia lasciano sperare -, unita all’affettuosa riconoscenza per averlo messo in contatto con una specialista in mesotelioma pleurico maligno dell’ospedale di Alessandria, la dottoressa Federica Grosso, in grado non solo di confermare che il protocollo di cura cui era stato sottoposto fosse quello più avanzato e appropriato, ma di aiutarlo a gestire la malattia nella vita quotidiana.
Infine, quasi naturalmente, una disponibilità e una curiosità intellettuale sconfinata, che lasciava sempre affascinati i suoi interlocutori: tra i tanti ricordi, un seminario franco-italo-ispanico a porte chiuse a Parigi, promosso dal Conseil constitutionnel francese a Palais Royal, dov’eravamo tre francesi, tre italiani e tre spagnoli, e dove tutti fummo incantati dal suo spaziare, a braccio, nell’universo della giustizia costituzionale dei diversi continenti.
La parola venutami alla mente è disponibilità, ma essa include tanti suoi sinonimi, alcuni dei quali molto cari all’antico presidente della Fuci di Milano: servizio, attenzione, fraternità. E bene ha fatto Luigi Ferrarella a sottolineare l’attenzione del professor Onida verso i più deboli, i fragili, i ristretti.
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