Un libro per voi: "Ciò che l'occhio non vede"
- La Porta di Vetro
- 6 giorni fa
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Terzo romanzo della giornalista e scrittrice torinese Rosanna Caraci, Ciò che l'occhio non vede [1] è il naturale sequel di Cartavetro pubblicato nel 2021, con il quale il pubblico ha fatto conoscenza di Dada, donna alla soglia dei 50 anni che si sente soffocata nel posto di lavoro da un contratto in scadenza, un capo che non la considera e la vessa con un mobbing sottile e atteggiamenti maschilisti e, in ultimo, stanca di accontentarsi della precarietà della relazione burrascosa con Ducky, un commissario di polizia sposato e con figli.
Per la cronaca, il titolo ha un significativo precedente: quello del docufilm del 1973 - Visions of Eight, nell'originale - sulle Olimpiadi di Monaco, passate alla storia per il massacro nel villaggio olimpico degli atleti israeliani compiuto dall'organizzazione palestinese Settembre nero il 5 settembre di quell'anno. La pellicola è stata diretta da otto grandi registi: Miloš Forman, Kon Ichikawa, Claude Lelouch, Yuri Ozerov, Arthur Penn, Michael Pfleghar, John Schlesinger e Mai Zetterling.
Ma ritorniamo ai due romanzi che trovano la loro definizione in quel genere romance che Sophie Kinsella ha inaugurato ormai più di un decennio fa, il chick lit, dedicato a donne giovani, single, in carriera. Coniuga in storie brillanti e ironiche le problematiche femminili del quotidiano tra parità dei sessi, lavoro, carriera, amore, sesso e precarietà.
Se in “Cartavetro” la vita di Dada si svolgeva principalmente tra la cartiera, dove lavorava nel ruolo di responsabile delle pubbliche relazioni dell’azienda, il suo pub preferito, le telefonate di Ducky che non arrivano e le confidenze con Filù, l’amica tassista pronta a correre in suo soccorso a ogni pasticcio, in Ciò che l’occhio non vede Dada è in una fase più introspettiva, silenziosa, ma non per questo meno effervescente di come i suoi lettori l’hanno conosciuta.
La ritroviamo disoccupata e senza un futuro per le mani anzi, ancor più precaria: curriculum che ritornano al mittente o che restano senza risposta, spese che aumentano, l’indennità di disoccupazione esigua e il pensionamento esageratamente lontano.
Nel momento in cui le si prospetta una possibilità professionale, un imprevisto la sconvolge e così Dada sceglie di fermarsi e di lasciarsi trasportare dalle emozioni, cercando cosa sia tanto evidente da non essere visibile all’occhio.
Cerca spiegazioni, il motivo per cui ad un certo punto nella vita le cose sembrano andare in un certo modo senza che nessuno faccia nulla perché davvero seguano una direzione piuttosto che un’altra. Il romanzo ci presenta personaggi nuovi, ciascuno con la propria storia e fardello. Molti sono i dialoghi, anche serrati, la narrazione dell’autrice è ancora una volta basata su uno schema asciutto, che vuole dare al lettore la possibilità di guardare attraverso le pagine e immaginare di trovarsi in quel posto e in quel momento, a tu per tu coi protagonisti per prendere le parti di uno o dell’altro. Una sceneggiatura che poi altro non è che lo svolgimento quotidiano della vita di tante donne che restano precarie nella vita, negli affetti e sul lavoro per troppo tempo.
Dei due romanzi, collegati tra loro da una serialità che l’autrice vorrà mantenere anche in futuro, dando quindi a Dada, e alle lettrici e ai lettori, un terzo capitolo di sviluppi e passioni, Cartavetro è stato forse non solo un romanzo “al femminile”, ma una vera e propria biografia collettiva di una generazione di donne che hanno staccato la spina a una serie di convenzioni che le volevano ingabbiate in ruoli preconfezionati che, a un certo punto, sono andati stretti. La paga, la famiglia, il rapporto con l’altro genere, l’ambizione, il sesso.
Dada è libera di andare per la sua strada, ancora una volta riflessiva, più intimista e adulta e testimonia che anche a cinquant’anni non c’è solo lo spazio per cambiare direzione, ma anche di prendere il giusto tempo, perché giunte a un momento della vita nella quale il tempo è prezioso più di ieri.
Dietro a questo c’è forse una parte del grande successo dei romance, con una concretezza declinata alla leggerezza, all’accoglienza tra donne in quella sorellanza autentica che mescola le storie, i bisogni, i sogni.
Ciò che l’occhio non vede è il primo romanzo della collana romance “Ossidiana” della Impremix edizioni a cura della stessa Caraci.
Note
Rosanna Caraci, Ciò che l'occhio non vede, Impremix Edizioni, 2025, pp 206, 14 Euro.
A luglio sono previste numerose presentazioni. Si parte domani, 3 luglio, alle 19, via Di Nanni 120; 4 luglio, ore 21,30, alla festa dell’Unità di Rivoli, incontro moderato dalla giornalista Eva Monti, con l’avvocata Maria Grazia Cavallo e l’ex sindaca Federica Sanna; 7 luglio all’Evergreen Fest al Parco della Tesoriera, 20,30; , 12 luglio, Parco del Valentino ore 16 con Bookpostino; 17 luglio, ore 18,30, alla libreria Belgravia, via Vicoforte. Chiuderà il mese di luglio un incontro a Venaria, organizzato con l’ottica Pighetti, perché titolo porta con sé una buona dose di ironia e ricorda quante volte ci siamo sentiti dire, alla fine di una relazione o di un’avventura di vita “Ma cosa ci avevi visto?”. Ad agosto, ultimo appuntamento a Bardonecchia, ospite del cartellone “Scena 1312”, alle 17,30, nel foyer del Palazzo delle Feste.
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