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Un libro per voi: “A spasso nelle storie piemontesi”

La storia può essere divertente e appassionante, quasi una passeggiata, con percorsi dettati dallo scorrere del tempo, anziché da itinerari su terra. La lettura permette di capire e, soprattutto, d’interpretare la storia come fatto immediato di cui sentirsi partecipi. Questo è “A spasso nelle storie piemontesi”, edito da arabAFenice, nato dalla penna feconda di Emanuele Davide Ruffino, socio e appassionato interprete dell’attività de La Porta di Vetro. Dunque non deve stupire se il giudizio ha il torto di essere di parte per la conoscenza che si ha dell’autore e del suo temperamento, tanto incline all’ironia e autoironia da sconfinare a volte nel sarcasmo, quanto nell’autentica fustigazione dei costumi del nostro tempo con una vena a tratti persino moralistica. Così argute e spiritose, le pagine si susseguono con l’evidente ambizione di usare il divertimento per catturare l’attenzione del lettore ed inchiodarlo ai fatti della storia del Piemonte con gustosi aneddoti, curiosità, parallelismi tra passato e presente. Non a caso, la parola “spasso”, con cui si apre il titolo del libro, ha un doppio significato: equivale anche a festa, svago, gioco, piacere, tanti sinonimi ludici per affondare nella lettura in questi giorni natalizi, in cui tra lockdown e desiderio di intimità familiare siamo più propensi ad escludere il caos quotidiano dalla nostra esistenza.

E in effetti, nel dialogo metafisico che si instaura tra autore e lettore, con l’orologio della storia sempre in movimento, si ha quasi l’impressione che al secondo sia richiesta una partecipazione attiva di costante riflessione sui singoli avvenimenti, sui miti e le leggende. Intento anche pedagogico? Probabile, ma non per questo noioso. L’uomo vive infatti gli avvenimenti, non in base alla loro importanza, ma perché li sente propri, tramandandoli da conversazione in conversazione, da ricordo a ricordo e poi riportandoli nei libri evidenziandone i passaggi caratteristici. Passaggio primario affinché l’autore non si limiti a riproporre gli avvenimenti, ma li riproduca nel loro contesto storico e, dunque, come ciascuno di noi avrebbe potuto viverli o semplicemente come vorrebbe riviverli se potesse ripercorrere i secoli di storia. Una storia in cui il Piemonte si presenta come area di frontiera, nonché luogo d’incontro e transito, spesso di scontro, ma soprattutto di elaborazione tecnologica, culturale e intellettuale. Sono diverse le testimonianze di civiltà che sono arrivate in Piemonte, lasciando un segno, prima di transitare altrove. Buona parte della storia piemontese è un intreccio nord-sud o est-ovest, quasi a dimostrazione che le montagne non servono a dividere i popoli, anzi, le impervie vallate offrono momenti di perfezionamento e rifinitura. Troppo stimolante per la curiosità umana vedere cosa c’è al di là di un muro o, in questo caso, cosa c’è dietro una catena montuosa. E con questo spirito che anche oggi dobbiamo provare a vedere cosa c’è al di là del si dice o del si racconta.

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