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Michele Ruggiero

Ucraina-Russia: mille giorni di guerra, di sangue e distruzione dove a vincere è solo il denaro


Nella notte la Russia ha iniziato a invadere l’Ucraina. Putin ha dichiarato che si tratta di una operazione militare speciale” volta alla “smilitarizzazione” dell’Ucraina. Le forze russe entrano in Ucraina dalla Crimea a sud, dalla Bielorussia a nord e dalla Russia. Si registrano esplosioni a Kiev e in altre città. E nella capitale si è iniziato l’esodo dei civili in fuga per sottrarsi ai pesanti bombardamenti. Vi è la conferma della partecipazione della Bielorussia alle operazioni militari. In mattinata si è avuta la conferma di un attacco a Lutsk, alle porte dell’Europa. La reazione delle forze armate ucraine si è materializzato nell’abbattimento di 5 aerei e un elicottero russo nella regione di Lugansk. Le perdite ucraine sono già pesanti.


Il 24 febbraio del 2022, ad invasione dell'Ucraina in atto, fu Germana Tappero Merlo a lanciare il primo "take" su La Porta di Vetro che abbiamo riprodotto sopra. Da allora, sono trascorsi mille giorni. In questo lasso di tempo, la nostra posizione non è cambiata. Anzi si è rafforzata, anche a costo di sembrare ingenui: netto rifiuto della guerra, ricerca della negoziazione e di una tregua per fermare la carneficina da una parte e dall'altra, e la distruzione dell'Ucraina. In un articolo, nei primi giorni del conflitto, si scrisse che sarebbe stato utile riguardare il mondo sugli atlanti, come suggeriva lo scrittore Marco Lodoli "[...] per riprendere il sano piacere di un tempo che ci aiutava a scoprire le analogie storiche, così da superare razionalmente lo stupore che producono in noi avvenimenti considerati inverosimili, ma che sono spiegabili prendendo in esame la carta fisica e quella politica dell’atlante". Un suggerimento che non tendeva a giustificare, ma a comprendere, evitando generiche scorciatoie destinate inesorabilmente all'individuazione manichea del nemico e all'accettazione supina della propaganda come fonte unica di verità incontestabile, in nome della fanatica fede di essere sempre e comunque nel giusto e dalla parte della ragione, faro della democrazia e della libertà, che sono però feticci se sacrificati a disegni che di democratico e libero non hanno proprio nulla.

E a mille giorni dall'ingresso dell'Armata russa in Ucraina, rimane in noi ancora solido il convincimento che a più di uno dei Grandi della Terra sia convenuto chiudere ogni spazio di dialogo diplomatico, incentivando la soluzione militare per pianificare l'ingresso in un'economia di guerra che, come in un passato remoto, finisce per appannare la dialettica democratica e ridurre al minimo anche l'attività parlamentare, nel nostro Paese già resa afona e compromessa da una sordida legge elettorale.

Chi ha cercato di andare controcorrente e di non arrendersi all'inevitabile è stato messo al bando. Papa Francesco è uno di quelli. Le sue mediazioni, passate dalle cure della Segreteria di Stato, sono sempre state boicottate sia dal cattolico Biden, sia dall'uomo che indossa una maglietta militare "all season" e da mille giorni spinge il suo popolo a condividere l'impossibile creativo con una prova muscolare anacronistica proprio per lo sviluppo tecnologico altamente distruttivo delle armi che lui invoca con l'insistenza di un sindacalista d'altri tempi, che nelle assemblee urlava sempre "più uno..." rispetto proposta contrattuale.

L'altro ieri richiedeva carri armati, ieri F-16, oggi missili a lungo raggio Atacms per seminare morte e distruzione in campo avverso, con una progressione che lo porterà domani a chiedere la discesa in campo di tutto l'Occidente e dell'intero arsenale atomico della Nato da schierare ai confini della Russia. E magari, sarà anche accontentato, se il nuovo padrone al di là dell'Atlantico non gli dirà che la guerra non è più "all season" e che, se lo desidera, può ritornare a indossare l'abito d'ordinanza istituzionale e radersi tutti i giorni.

Del resto, le guerre per delega presentano l'inconveniente di destabilizzare l'equilibrio psichico sia di chi è al potere, sia di chi il potere lo subisce; il primo perché non ha la minima idea dei sacrifici che chiede a chi ordina di morire, l'altro perché è costretto a dissociarsi dalla realtà per dire agli altri che è giusto morire.


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