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STEEME COMUNICATION snc

Stellantis, “Tutto è silenzio” nell’indifferenza per l’interesse collettivo

di Pietro Terna |


Tutto è silenzio; nessun qui sta che i nostri canti possa turbar.

Così il libretto del Barbiere di Siviglia (di Cesare Sterbini su commedia di Beaumarchais) ci dice che cantano TUTTI in una piazza della città di Torino… ops, Siviglia. Siamo “sul terminar della notte”. La maggior parte delle persone ancora dormono. Poi si svegliano tutti quanti e scoprono che… FCA è andata via e IVECO la sta seguendo. Sento i rimbrotti: non è vero; non esageriamo. Invece semmai, sì, esageriamo!

Esageriamo perché Torino, per decenni città povera in quanto prevalentemente città operaia, operosa e quindi grigia, ha consentito alla Fiat la sua grande parabola. La Fiat non ha fatto ricca Torino: l’ha invece fatta crescere oltre misura. Agostino Canonica, manager Fiat, tutor di Umberto Agnelli, presidente della Lancia, raccontò in un libro che si può ancora trovare1, come lo stesso Vittorio Valletta aveva ben compreso, già nel 1951, che l’ampliamento della Fiat doveva avvenire nel Mezzogiorno; invece, ancora nel 1968, con conclusione nel 1971, arriva l’insediamento da 18 mila dipendenti a Rivalta, nella cintura torinese. La Fiat a Torino superò allora i centomila dipendenti diretti. Certo è una situazione impossibile da immaginare in questi nostri anni e quella realtà doveva modificarsi profondamente; ma le eredità, positive e negative, devono essere gestite. Da chi? Dagli eredi, dalle persone in qualsiasi modo coinvolte, dai corpi dirigenti e dalle loro associazioni, dalla Politica. Che cosa ha fatto il Comune di Torino, in questi ultimi anni, a fronte del progressivo disimpegno della Fiat, poi FCA, da Torino? E la Regione? Ma soprattutto, lo Stato italiano? Il confronto con la Francia è impietoso, ne ho scritto nella Porta di Vetro poco tempo fa.2 Possiamo ricordare che a giugno, sei mesi or sono, Intesa San Paolo ha concesso un prestito di 6,3 miliardi di euro (oltre 13mila miliardi di lire, per farsi una idea) a FCA, in quel caso ben italiana per poter beneficiare della garanzia dello Stato? Quali sono state le condizioni al contorno? Genericissimi impegni di ripresa al 2023, di rinnovamenti produttivi, di rafforzamento della filiera. Quanto valgono? Praticamente quanto le dichiarazioni sul futuro contenute nel Prospetto di fusione FAC-PSA, disponibile in versione US3e oppure EU4, entrambi di oltre 350 pagine, con una illuminate premessa legale5in cui si sottolinea che termini come “può”, “sarà”, “ci si attende”, “potrebbe”, “dovrebbe” ecc. ecc. e con essi tutte le dichiarazioni previsionali non costituiscono una garanzia o promessa riguardo ai risultati futuri.Non si poteva fare nulla? Si doveva fare molto, ottenendo in cambio una quota di minoranza in FCA per lo Stato, come fecero i francesi per PSA. Impossibile, esagerato, velleitario? No, possibile, conforme, ragionevole. Nelle azioni contano la competenza, le convinzioni, la fiducia e – moltissimo – il senso del dovere, che è profondamente mancato. _______

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