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Punture di spillo: questo MES non s’ha da fare?

Aggiornamento: 12 gen 2023

a cura di Pietro Terna


Questo MES non s’ha da fare… ops, "matrimonio", dicono i bravi di don Rodrigo a don Abbondio ne "I Promessi sposi". E se i bravi questa volta fossero dalla parte della ragione, non per il matrimonio di Renzo e Lucia, certo, ma per il MES? Proviamo a investigare e soprattutto a ragionare su come sia possibile negoziare la nostra approvazione della riforma di quel trattato europeo dai contorni sempre così minacciosi.


Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES - European Stability Mechanism, ESM) e la sua riforma sono illustrati[1] nel sito della Banca d’Italia, con un notevole dettaglio. Si inizia con la definizione: “La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato”. Quindi: difficoltà nel finanziarsi sul mercato, cioè contraendo nuovi debiti o rinnovandone di esistenti.


Una capacità di prestito di 500 miliardi

Chi decide? “Il MES è guidato da un «Consiglio dei Governatori» composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro. Il Consiglio assume all'unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all'approvazione dei protocolli d'intesa con i paesi che la ricevono). Il MES può operare a maggioranza qualificata dell'85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell'area dell'euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l'assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria. Il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14”.


La nota della Banca d’Italia procede con chiarimenti sulle novità e sul funzionamento del fondo, ma quelle che conta è già espresso in questo inizio: assistenza finanziaria sotto precise condizioni; risorse del MES predefinite, ampie, ma non amplissime. Il Meccanismo Europeo di Stabilità[2] nasce nel 2011, ma in Italia sembriamo accorgercene solo con la pandemia quando, nell’aprile 2020, si introdusse il Pandemic crisis support[3] dotato, per l’Italia, di 37 miliardi, da utilizzare per prestiti per la sanità. Sull’opportunità di utilizzare o no quelle risorse si svolse un dibattito dalle caratteristiche quasi surreali, di cui riferii[4] nella Porta di Vetro. Si profetizzava che sarebbe stata la strada per trovarsi in casa i controllori dell’Unione Europea, come era successo per la Grecia[5] nel 2015. In effetti, ad oggi nessuno ha fatto ricorso a quel fondo, direi soprattutto per due motivi: si è presentata la strada maestra del PNRR, con molte risorse anche a fondo perduto; c’è il timore che utilizzando il MES, sia pure quello destinato alla sanità per la pandemia, si denunzi la propria debolezza, come se si ammettesse di essere in “temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato”, ripetendo la formulazione del trattato.

Il ruolo dei Paesi "frugali"

La “maledizione del MES” è soprattutto quella di essere pensato e scritto con uno stile che tenta di non essere intimidatorio, ma in realtà non ci riesce.

Ora si discute della revisione del trattato che ha costituito il Fondo, non del problema della questione del 2020 (sanità). Solo l’Italia non ha ancora ratificato la nuova stesura. I contorni della riforma sono assai sfumati. Come si legge ancora nel sito della Banca d’Italia “La proposta di riforma del Trattato istitutivo del MES interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal MES in tale ambito, introducendo modifiche di portata complessivamente limitata; la riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al MES compiti di sorveglianza macroeconomica. La riforma, inoltre, attribuirebbe al MES una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di risoluzione nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie”. In altre parole la novità è quella dell’intervento nelle crisi bancarie, questione non irrilevante anche in relazione ai problemi dell’economia tedesca, assai legata alle importazioni dalla Russia e anche alle esportazioni in quel paese. Le risorse del MES restano limitate e non è una buona cosa qualora si dovessero fronteggiare ondate speculative; in ogni caso, che è probabile che gli Stati continueranno a non utilizzarlo.

Perché allora non ratificarlo anche noi? Al di là della riforma del trattato, c’è molto di più in gioco! Come ben spiega il professor Giavazzi sul Corriere della Sera[6] del 4 gennaio, avendo come punto fermo la considerazione che non approvando la riforma del MES metteremmo in grande difficoltà l’Europa e ci attireremmo le ire dei paesi del Nord, i cosiddetti frugali, "nel momento in cui il Parlamento ratifica il trattato, (il nostro paese) dovrebbe mettersi al centro della discussione europea facendo una proposta che risolverebbe un problema oggi centrale nell’unione monetaria. Il Fondo salva Stati (MES), come detto, così com’è serve a poco. Tranne per un aspetto: è l’unica istituzione europea, oltre alla Commissione, che può emettere debito comune. La Commissione lo emette per finanziarie i PNRR dei vari stati, il Fondo per finanziare Paesi in difficoltà. Ma c’è una funzione molto più importante che potrebbe svolgere. Negli ultimi otto anni la BCE ha acquistato ingenti quantità di titoli pubblici dei Paesi dell’euro: questo l’ha portata ad avere in bilancio il 30 per cento di tutto il debito che ha emesso la Germania e un quarto di quello italiano.


"Parcheggio" titoli contro approvazione...

Lo scopo era sostenere la domanda privata ed evitare che l’inflazione restasse a lungo negativa, una situazione particolarmente pericolosa in Paesi ad alto debito. Acquistando titoli, la Bce ha anche stabilizzato il mercato evitando crisi finanziarie all’interno dell’euro-area. Questa politica (il cosiddetto Quantitative easing) ha funzionato, in Europa, come negli Stati Uniti”. Ora sotto la spinta tedesca, la BCE venderà quei titoli, con effetti destabilizzanti per tutti. E allora? Parcheggiamoli all’interno del MES che li acquista eventualmente finanziandosi sul mercato e “dimentichiamoli”. Giavazzi adombra questa prospettiva e Quadrio Curzio, altro storico nome dell’economia, la appoggia fortemente sul Sole24Ore del 10 gennaio;[7] forse Draghi (mia ipotesi, ma non del tutto implausibile) ha incoraggiato l’uno e l’altro!

È un disegno credibile? Ci si potrebbe fidare? Lo scambio sarebbe: “parcheggio” contro approvazione. Per noi sarebbe un grande vantaggio, per la Germania una vittoria di principio, ma anche – a ben vedere – un vantaggio. Ma i controlli del MES, come si usa dire, uscirebbero dalla porta per rientrare dalla finestra? E un minuto dopo che avessimo approvato il trattato modificato… chi accetterebbe ancora di congelare il debito? Se i frugali tengono davvero al MES negozieranno, altrimenti il MES resterà come è oggi, ma l’onere del nostro “no” non ricadrà del tutto su di noi. Una situazione di suspense degna di Hitchcock!


Come accompagnamento, il nostro musicista segreto propone, di Charles Gounod, la[8] Marcia funebre per una marionetta, dalle sonorità certamente Hitchcockiane, con il MES che diventa Mistero E Suspence.

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