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Pietro Terna

Punture di spillo: l’umanità divisa tra 280 euro al mese e mezzo miliardo alla settimana

Aggiornamento: 2 lug 2022

a cura di Pietro Terna




280 euro al mese per 10 ore di lavoro al giorno: “No grazie”; “Voi giovani non avete voglia di lavorare”. Deve essere andato più o meno così1 un recente colloquio di lavoro a Napoli. È solo questione di valori assoluti, oppure anche di disparità stridenti?


Adriano Olivetti (nella foto) – il continuatore dell’opera di Camillo, con lo sguardo rivolto alla grande innovazione per la produzione dei primi grandi calcolatori2 a transistor in Europa – applicava una regola aurea per i compensi dei vertici aziendali: nessun dirigente doveva guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minimo. Vittorio Valletta (nella seconda foto), numero uno della Fiat fino al 1966, riceveva 12 volte più di un operaio: adesso si arriva anche a 2.000 volte.



L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares , con oltre 19 milioni di euro annui, non ce la fa; dal canto suo, Elon Musk, con quasi un miliardo di dollari alla settimana, distrugge quel che resta di quel rapporto. Per la carità, non è uno stipendio vero, si tratta solo di premi e guadagni di borsa, poverello lui… Sento l’obiezione: l’azienda, ops, il sistema di aziende, è suo. E che cosa c’entra con il caso di Napoli? Tutto è collegato e il padrone della grandissima compagnia supertecnologica oppure l’amministratore della compagnia stellare, in termini di prospettiva sono soltanto custodi, per sé ma anche per gli altri e per la storia, di un pezzetto del pianeta Terra e della sua società. Per questo meritano ricompense materiali e riconoscimenti molto significativi. Ad esempio, essere cavalieri del lavoro o senatori a vita in Italia; oppure ricevere la Légion d’honneur in Francia o il titolo di Baronet in Gran Bretagna; in tutti questi casi, specificamente per meriti economici e sociali.

Meritano considerazione nell’opinione pubblica e anche un compenso maggiore di 10 o 12 volte la paga operaria come per Olivetti e Valletta, ma assolutamente non le cifre stravaganti che ascoltiamo. Aggiungo i 150 mila dollari al minuto che qualcuno ha calcolato per il boss di Amazon Jeff Besos. Esiste anche una classifica di patrimoni esorbitanti aggiornata annualmente da Forbes3. Tutto vero, ma l’aspirante commessa sbeffeggiata a Napoli? C’entra, c’entra, le paghe hanno un significato come valore assoluto, per il potere d’acquisto che garantiscono, ma anche di apprezzamento che ciascuno sente espresso nei propri confronti. Se leggo nei “social” gli importi delle paghe spaziali e mi si offre un compenso ridicolo, oltre a trovarlo insufficiente, lo trovo anche offensivo. Questo è anche uno dei valori del salario minimo e dello stesso reddito di cittadinanza. Una sera, subito dopo l’introduzione del reddito di cittadinanza voluta dal M5S, ne discutevamo tra persone interessate a temi politici e sociali: chi diceva che era poco, troppo, disincentivante rispetto al lavoro, giustificato, ingiustificato… L’affermazione di un giovane dal fondo della sala fu quella che mi colpì maggiormente: “Sarà pure poco, ma mi ha permesso di dire no a cuor leggero a chi mi ha offerto molto molto meno per un lavoro a tempo pieno”.

Sulla Stampa del 28 giugno, a p. 43, Gianfranco Carbonato, presidente e amministratore delegato di Prima Industrie, una delle poche aziende veramente innovative della nostra area, ex presidente dell’Unione Industriali di Torino, è molto chiaro: “Chi fa consegne di pacchi a domicilio probabilmente fa questo lavoro perché non riesce a trovare altro. Il problema è la carenza di altri posti di lavoro. Che poi magari ci sarebbero anche, però la formazione che i giovani ricevono non è in grado di garantire. Sono dell’idea che tutto bisogna fare affinché il lavoro poco qualificato non diventi uno sfruttamento, ma la situazione sociale in cui viviamo risente di errori del passato dal punto di vista della pianificazione e della formazione delle persone”. I modelli non devono essere i personaggi alla Elon Musk o Jeff Besos, ricordando anche che i veri successi industriali si valutano su tempi lunghi. Quello che serve è lo sviluppo economico e sociale con al centro la riduzione delle diseguaglianze. Quelle misurate nel mondo intero, come discusso nello “spillo” della scorsa settimana4, e quelle alle porte di casa. Certamente serve pianificazione, per un progresso ordinato, e impegno nella formazione. Non c’è soluzione, come canta5 Vinicio Capossela, che analizza la natura umana con “Il povero Cristo”? “Il povero Cristo / Ha visto com’è l’uomo / Che, povero cristo, / Mangia verza e patate / Intanto chi gli è sopra / Si gode ori e alloro / E ammucchia per sé solo / Ricchezze smisurate / Ma appena gliele ha tolte / Non divide in uguaglianza / Ma del padrone apprende / Il pensiero e l’arroganza”. È compito di tutti lavorare affinché non sia così: è uno di quei problemi che possono trovare la soluzione nelle regole con cui governiamo i sistemi economici. Consideriamolo una priorità assoluta, anche perché tanti altri problemi sono solo corollari di quello.


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