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Punture di spillo: Intelligenza artificiale nel futuro di Torino e di tutti

a cura di Pietro Terna


In molti abbiamo l’aspettativa che a Torino, in un futuro prossimo, si possano sviluppare competenze, progetti e prodotti in un nuovo campo: quello dell’intelligenza artificiale. Torino si è candidata a svolgere un ruolo importante in quell’ambito oltre due anni fa. Il punto di partenza è ben riportato in un articolo su La Voce e Il Tempo[1], il settimanale della Curia torinese, del luglio 2020, ricordando la proposta iniziale di don Luca Peyron. Una proposta che smosse tutte le componenti accademiche e economiche della città, raramente così concordi. Un po’ rocambolescamente, la proposta fu accolta dal governo di allora, ma nel seguito il percorso attraverso le stanze del potere a Roma è stato carsico.


Una Fondazione gestirà il centro ricerche


Anche se ridimensionata, l’idea è recentemente riemersa in modo strutturato con la nomina, da parte del ministro Franco, di un comitato di coordinamento[2] che: “Ha il compito di predisporre entro settembre lo schema di statuto della Fondazione che darà vita concretamente al Centro per l’intelligenza artificiale di Torino, che avrà un budget annuale di 20 milioni di euro”. Precisiamo: settembre 2022.

È dunque il momento di tenere desta l’attenzione della nostra città, anche perché l’esperienza insegna che a ogni cambio di governo – e questo si prospetta assai traumatico – tutto ritorna alla “casella del via”, come nel gioco dell’oca.

Bene ha fatto quindi La Stampa a dedicare, il 26 settembre, una pagina alla questione, titolando “Torino culla dell'Intelligenza Artificiale - Nel capoluogo piemontese nascerà uno dei centri d'eccellenza per l'Al dedicato ad automotive e aerospazio”. Una osservazione necessaria: il pur importantissimo Politecnico di Torino è presentato come protagonista unico della vicenda, mentre ciò che conta è proprio la concordia negli intenti e nell’azione dei due atenei, dell’industria con le sue rappresentanze, di tutti i centri di ricerca o di promozione della ricerca attivi nell’area torinese.


È una prospettiva importantissima per il nostro futuro e non sembri una esagerazione. Il nascente centro torinese per l’IA, dotato di risorse rilevanti, è dedicato a automotive e spazio, ma in ogni caso andrà oltre quei limiti, perché l’intelligenza artificiale richiede una somma di competenze scientifiche che dalla ricerca arrivano alle applicazioni e le applicazioni sono e saranno sempre più ramificate.


L'opportunità di produzione altamente qualificata


Per un’area che ha la manifattura nel suo DNA, l’intelligenza artificiale si collega allo sviluppo della robotica, fenomeno che possiamo leggere in modo “leggero” trattando di patatine fritte, come fa il Washington Post del 20 settembre[3] con “I robot sono qui – E vi stanno preparando le patatine”; oppure in modo più ruvido come fa il New York Times del 7 settembre[4] con “La catena distriburiva si è spezzata – I robot dovrebbero aiutare a ripararla”. In entrambi i casi si parla di posti di lavoro che spariscono o di posti di lavoro scoperti. L’intelligenza artificiale modifica il mondo del lavoro, nel mondo intero. Per noi, dato il milieu produttivo ancora presente (per quanti anni?) IA e robot sono occasioni di nuova produzione, altamente qualificata.

Obiezione: chi si occupa di chi perderà il lavoro per l’automazione? Ce ne di dimentichiamo? No, le cose non stanno così e soprattutto non devono stare così: è responsabilità di tutti guardare avanti e chiederci che cosa accadrà in funzione di quello che stiamo facendo. Un lavoro pubblicato il 24 settembre[5] sul Journal of Economic Dynamic & Control ci invita appunto a guardare[6] avanti: “Looking Ahead at the Effects of Automation in an Economy with Matching Frictions”.


L’articolo si occupa di come i progressi dell'IA e della robotica influenzeranno l'occupazione in economie in cui si segnala lo squilibrio qualitativo tra posti di lavoro e lavoratori, cui si aggiunge la perdita netta di posizioni lavorative per via degli andamenti dei vari sistemi produttivi. I lavoratori hanno un vantaggio comparato nello svolgimento di mansioni complesse, ma le macchine tendono a raggiungere anche quelle competenze. Si valuta quindi che l'occupazione nel lungo periodo potrebbe diminuire, anche se non in modo massiccio, per la presenza dei nuovi lavori indotti dalla trasformazione produttiva.


Risposte non semplici a problemi complessi


Tutto giusto, ma per quanto tempo questo difficile equilibrio può reggere, in quali parti del mondo e con quali nuove disuguaglianze? Forse esiste un equilibrio di lungo, lunghissimo termine, ma non dimentichiamo chi vive ora. Inoltre quell’equilibrio potenziale è complicatissimo. La popolazione invecchia in gran parte del mondo, Cina in primis. In tempi non lontanissimi, il fenomeno si amplierà a quasi tutte le parti del mondo. Il problema non è chi mi paga la pensione, ma chi produce gli alimenti di cui io anziano mi nutro e chi mi assiste in ospedale il giorno in cui io sia ricoverato: difficilmente i miei coetanei! La soluzione starà nel delegare tantissimi compiti ai robot. Dettaglio non irrilevante: se la produzione è delegata ai robot, da dove proviene il reddito degli umani? Una risposta è che il capitale produttivo, robot in primo luogo, tenda a essere pubblico e che i beni, avendo poco lavoro umano incorporato, abbiano prezzi via via decrescenti. Facile da scrivere, un po’ meno da realizzare.


Il cappel meister di questi “spilli” suggerisce di celebrare quell’epoca con le note di Rock 'N' Roll Robot, brano scritto nel 1981 dal geniale Alberto Camerini. Se non volete ascoltare[7] il brano, leggete almeno la strofetta:


Ha dentro anche un computer e quante cose sa

Un terminale video che t'informerà

Lui lavora duro, tu libera sarai

Di plastica, di plastica e di acciaio che non si ferma ma



Note [1]https://vocetempo.it/torino-capitale-dell-intelligenza-artificiale/ [2]https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/notizie/intelligenza-artificiale-nominato-comitato-coordinamento-centro-torino [3]https://www.washingtonpost.com/business/2022/09/20/robots-automating-restaurant-industry/oppure in un motore di ricerca il titolo orginario “The robots are here. And they are making you fries”. [4]https://www.nytimes.com/2022/09/07/business/robots-automation-supply-chain.html?searchResultPosition=1oppure in un motore di ricerca il titolo originario “The Supply Chain Broke. Robots Are Supposed to Help Fix It.”. [5]https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0165188922002421 [6]Guardare in prospettiva agli effetti dell'automazione in un'economia con problemi di incontro. (Sottinteso, tra domanda e offerta di lavoro). [7]https://www.youtube.com/watch?v=suQBZzcO0TQ

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