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Presente e futuro per il risparmio di energia

di Mercedes Bresso


Il piano, o piuttosto le proposte, del governo per affrontare la crisi energetica nel prossimo inverno, è pieno di buon senso e, purtroppo, non può fare molto di più, se si considera che si tratta di un governo a termine e che si tratta di affrontare un problema urgente e non differibile. In sé le misure proposte sono accettabili: se tutti si adegueranno a ridurre i riscaldamenti, a consumare meno acqua calda e gas per cucina, a spegnere gli elettrodomestici tenuti in stand by e a ridurre l’uso di lavatrici e lavapiatti, i risultati saranno sicuramente buoni e utili.


Favoriamo l’incremento di reddito

Mi permetto però di ricordare che, da sempre, è il prezzo a determinare l’elasticità della domanda e che anche quella più rigida, diventa flessibile quando il prezzo diventa molto elevato. Quindi intervenire per ridurre i costi dell’energia per famiglie e imprese rischia di ridurre l’efficacia delle misure di risparmio proposte, soprattutto per quanto riguarda le imprese. Gli aiuti non dovrebbero essere diretti a ridurre i prezzi dell’energia ma a fornire alle famiglie e alle imprese incrementi di reddito per fare fronte, in generale all’aumento dei prezzi. Chi riuscirà a risparmiare più energia e gas sarà così più avvantaggiato degli altri e potrà usare i fondi aggiuntivi per altre esigenze. E il prezzo potrà produrre in pieno il proprio effetto di riduzione dei consumi. Senza bisogno di controlli.

È forse meno popolare ma molto più efficace.


Chiusura domenicale per gli esercizi commerciali

Alle misure proposte aggiungerei altre semplicissime: ad esempio tornare a chiudere negozi e supermercati la domenica e il lunedì e fare altrettanto per tutte le strutture che consumano molta energia: cinema, teatri, musei, ecc., ma anche proporre a imprese e artigiani di concentrare il lavoro su quattro giorni aumentando le ore lavorate. Spegnere uffici, laboratori e piccole imprese per tre giorni alla settimana produrrebbe un risparmio sicuro.

Naturalmente servono importanti, rapide e decise misure per il futuro: in tempi non lunghissimi è possibile immaginare che le famiglie diventino in larga parte produttrici della propria energia, utilizzando un opportuno mix di solare, piccolo eolico, pompe di calore, geotermia a bassa entalpia (che utilizza cioè il differenziale di calore fra l’aria e l’acqua sotterranea) e, naturalmente di isolamento degli edifici e sostituzione di tutti gli apparecchi che consumano troppa energia con altri a forte efficienza energetica. La stessa cosa potrebbero fare uffici, laboratori artigiani, piccole e medie imprese, utilizzando tetti, cortili, piazzali per produrre la propria energia. Al governo spetterebbe aiutare la nascita di imprese produttrici di tutti i materiali necessari a aumentare rapidamente l’offerta.


Ruolo dello Stato e impegno dei cittadini

Resta il problema della disponibilità di energia ad alto potenziale per treni, tram, aziende di grandi dimensioni ecc. che richiede installazioni di più grande dimensione e probabilmente il passaggio dall’idrogeno per stoccare l’energia prodotta con le rinnovabili. Si consideri per questo l’eolico off shore, l’utilizzo delle aree di salvaguardia lungo le autostrade, i grandi spazi delle aree industriali abbandonate che non possono essere restituiti all’agricoltura.


Molte altre soluzioni ci sono e sono note. Però credo dovremmo rendere chiaro a tutti i cittadini il doppio obiettivo: famiglie, professionisti, artigiani, imprese piccole e medie, dovranno prepararsi a produrre la propria energia, scambiando le eccedenze e prelevando dagli altri i fabbisogni straordinari.

Lo Stato e le grandi imprese energetiche dovranno invece provvedere ai grandi fabbisogni di energia concentrata e su questo dovranno impegnarsi a fondo. Mentre per i piccoli utenti dovranno solo essere messe in moto tutte le facilitazioni necessarie a renderli autonomi. A ciascuno il suo compito, insomma, con chiarezza e determinazione.

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