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Potenza di fuoco e ruolo di Hamas nei focolai di guerra Israele-palestinesi

di Germana Tappero Merlo|

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La cronaca di ciò che sta accadendo in Israele e Gaza è colma di vittime, sangue, accuse reciproche di violare diritti e abusare di prepotenza. Si conosce la potenza militare di Israele, così come la capacità della sua intelligence militare ad individuare obiettivi terroristici, umani e materiali, all’interno di Gaza e colpirli con attacchi mirati, seppur con inevitabili vittime anche fra i civili. Israele mappa costantemente le minacce alla propria esistenza, anche quelle provenienti da nord, quelle guidate da quell’altro gruppo, Hezbollah, che da anni tiene sotto scacco i villaggi israeliani al confine con il sud del Libano. Si stanno registrando, anche lì, in queste ore ammassamenti di forze libanesi filoHezbollah. E si conoscono anche la potenza, l’organizzazione e la preparazione di questo movimento-esercito sciita, dalla capacità così elevata da essere definita la più potente fanteria non-statale del Vicino Oriente, che un ruolo determinante ha avuto nel conflitto siriano, nell’appoggiare e difendere il regime degli Assad. Una potenza che deriva dalla pesante sponsorizzazione di Teheran e che ha subito una flessione per il lungo ed estenuante impegno appunto in Siria e poi perché le sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’Iran hanno piegato le finanze di questo Paese, a cui hanno dato il colpo di grazia gli inevitabili scossoni da pandemia. Ma chi supporta militarmente le Brigate Izz-ad-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas? La potenza di fuoco di questi giorni, riversata sulle città israeliane, sino a colpire Tel Aviv ed imporre la chiusura dell’aeroporto Ben Gurion, non sembra appartenere solo ad un gruppo terroristico o di semplici combattenti, ‘partigiani della libertà palestinese’, dai contorni locali e dalle dotazioni militari artigianali di una comunità, Gaza, sotto assedio israeliano, come viene descritto comunemente dalla stampa. Non si tratta di quell’asimmetria militare che invece caratterizza gli scontri fra polizia ed esercito ebraico e giovani armati di sole pietre che si confrontano nelle vie di Gerusalemme, sulla Spianata delle Moschee oppure altrove in Cisgiordania. La questione riguarda aspetti di politica internazionale, rarissimamente trattati dalla stampa nostrana, ma che vedono un dibattito molto acceso, fra analisti, studiosi e giornalisti, anche palestinesi, che denunciano l’intromissione di soggetti stranieri che, oltre a supportare ideologicamente e finanziariamente, armano ed addestrano militanti di Hamas, favoriscono il transito sui loro territori di razzi, esplosivi e munizioni provenienti dall’Iran, e da qui verso sodali come lo Yemen, Somalia, sino al Sudan, oppure provenienti dalla Libia. Tutto poi, passando attraverso Suez, superando abilmente i controlli egiziani e, utilizzando trafficanti criminali beduini, arriva in Sinai e da lì verso i tunnel sotterranei che portano armi ed esplosivi dritti nel cuore di Gaza.

#GermanaTapperoMerlo #StrisciadiGaza

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