Personaggi: Pasquale Maulini, l’autodidatta che amava Victor Hugo
di Marco Travaglini|
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L’8 marzo di trent’anni fa a Omegna si spegneva Pasquale Maulini, uno dei protagonisti più importanti delle vicende politiche e culturali del capoluogo cusiano nel secondo dopoguerra. Era nato il 1° dicembre del 1925 e la sua biografia, nonostante la morte prematura a soli sessantacinque anni, rappresenta l’immagine riflessa di una vita pubblica molto intensa. Dall’età di 14 anni e per vent’anni operaio al laminatoio della Cobianchi, la ferriera nel cuore della città; antifascista, staffetta e partigiano combattente nelle Brigate Garibaldi; protagonista nell’immediato dopoguerra della costruzione dei Convitti Scuola della “Rinascita” (prima a Milano e poi a Torino); a 35 anni diventò insegnante elementare, sindaco di Omegna per cinque mandati, deputato al Parlamento per due legislature (la IV° e la V°), a lungo capogruppo del Pci in Consiglio provinciale a Novara.
Maulini (a destra) insieme con Jean Paul Sartre
Accanto all’impegno e alla passione per la politica, Maulini ha sempre coltivato l’ amore per il sapere, la conoscenza, l’istruzione. Animatore e fondatore con Mario Bonfantini, Mario Soldati e Cino Moscatelli del “Premio letterario della resistenza Città di Omegna” fece di questo appuntamento sulle rive del lago d’Orta un momento alto della cultura italiana e internazionale con la presenza di Jean Paul Sartre, Oriana Fallaci, Panagulis, Camilla Cederna e tanti altri. “Pasqualino” scrisse anche dei libri importanti come Omegna Cara, La ferriera e Memoria. Gianni Rodari (nella foto accanto al titolo), suo grande amico e concittadino (nacque nel capoluogo cusiano il 23 ottobre del 1920), curò la presentazione di Omegna Cara. Le parole del più grande scrittore italiano per l’infanzia del ‘900 offrono un’immagine nitida del legame tra Maulini e la sua città. Scrisse, Rodari: “Maulini ama Omegna. Ama il paesaggio in cui è immersa, il sipario di montagne in cui splende, unico spazio aperto, uno dei più bei laghi italiani. Di gran lunga il più bello, per chi è nato sulle sue rive. Ama la gente di Omegna, la sua schiettezza, la sua concretezza, la sua fantasia. Ama i muri di Omegna, compresi quelli delle fabbriche, che non vede come monumenti del profitto ma come monumenti del lavoro: ciò che resta e dura è sempre ciò che ha fatto il lavoro dell’uomo. Ama la città di ieri e quella di oggi, ha fiducia nella città di domani”. Gianni Rodari era ben consapevole che quest’amore era nutrito da una grande passione civile. Di quella passione che “Pasqualino” aveva nel sangue oggi vi sarebbe un gran bisogno ma purtroppo è diventata più che mai una merce rara.