ORIZZONTI D'EUROPA. Alla prova di sfide e partnership globali
di Mercedes Bresso
Ogni lunedì e fino alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, Mercedes Bresso - al suo secondo mandato di europarlamentare Pd dall'estate 2023 in sostituzione di Pierfrancesco Majorino, prima degli esclusi alle elezioni del 2019 - ci racconta l'attività politica che si svolge nelle commissioni e dai banchi di Bruxelles e di Strasburgo.[1]
In questo periodo è in corso una riflessione sulle politiche europee di aiuto allo sviluppo alla luce delle molte critiche e dei modesti risultati che ha avuto finora. Ecco alcune mie considerazioni che ho condiviso con i miei colleghi della commissione Deve.
L'Unione Europea ha e deve mantenere una proiezione naturale verso il mondo. Questo non contempla soltanto una strutturazione strategica e autonoma di azioni, relazioni e alleanze geopolitiche in un mondo oggi enormemente instabile e insicuro, ma dovrebbe anche definire l´impegno per quelle sfide globali in cui l'Europa ha il dovere di determinare una spinta. L´impegno per il cambiamento climatico, ma anche quell'agenda per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili che guarda al vicinissimo 2030 con un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità che sembra oggi troppo distante da una effettiva realizzazione.
Su questo sono giustamente state incardinate quelle politiche di sviluppo e cooperazione in cui l'Unione ha, pur con tutti i suoi limiti un ruolo da protagonista: l´Europa è ancora oggi il principale donatore in Africa e tra i principali attori sulla scena mondiale.
È necessario però un cambio di paradigma nella maniera in cui questo ruolo viene dispiegato e in questa legislatura sono stati fatti passi importanti in questa direzione, sicuramente da completare. Dobbiamo nella sostanza toglierci di dosso quell'approccio caritatevole e post-coloniale che ci fa guardare al resto del mondo dall´alto verso il basso, come qualcosa da aiutare nei margini delle nostre agende politiche: questo è non solo profondamente sbagliato e disequilibrato, ma non riesce ad intercettare le profonde trasformazioni in atto in molti paesi e l´emergere di nuovi e forti attori che giocano nella globalizzazione con una loro agenda. Abbiamo quindi bisogno sempre più di superare la relazione donatore-beneficiario e arrivare alla costruzione di partnership basate e costruite su un effettivo rapporto paritario. In questo contesto è possibile portare avanti attraverso queste relazioni obbiettivi più ampi e ambiziosi, definire condizioni per uno sviluppo durevole e in linea con gli obbiettivi ambientali, sostenere progressi democratici, garantire la tutela dei diritti umani e condizioni di lavoro dignitose. Serve insomma lavorare sulla costruzione su base paritaria di rapporti ampi e complessivi che definiscano un percorso comune verso gli obbiettivi globali. Su questa strada la Commissaria Jutta Urpilainen ha tracciato un percorso importante e sicuramente non semplice, ma a cui dobbiamo dare continuità.
Come noto, con il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale tutti gli strumenti e i fondi relativi all´azione esterna dell'Unione sono stati unificati nel nuovo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale, Global Europe. Lì sono a disposizione risorse importanti (nel complesso poco meno di 80 mld di euro per il periodo 2021 - 2027) per affrontare le sfide di sviluppo a lungo termine e contribuire al raggiungimento degli impegni e degli obiettivi internazionali che l'Unione ha accettato, a partire evidentemente dall'Agenda 2030 con gli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile. È questa un´innovazione importante sia perché porta nel bilancio dell'Unione le politiche di sviluppo che erano in precedenza concepite come sommatoria degli impegni nazionali, sia perché consente di definire un progetto organico delle politiche esterne dell´Unione e di inserire lì gli obbiettivi globali.
Per farlo bisogna superare quelle contraddizioni che in fase di implementazione stiamo riscontrando: una carenza nella effettiva strutturazione di una governance organica in cui si inserisca un´effettiva capacità di scrutinio e controllo democratico da parte del Parlamento europeo, la necessità di garantire l´aderenza dei fondi agli obbiettivi politici e la coerenza rispetto ai valori dell´Unione (non sempre è stato così, ad esempio per quanto riguarda il rapporto tra politiche di sviluppo, controllo delle frontiere e gestione dei flussi migratori).
Una seconda e importantissima novità in questo campo è poi “Global Gateway”, il piano di investimenti da 300 miliardi di euro mobilitato per progetti nei paesi partner dell'UE, quella che è stata definita come l'alternativa dell'UE alla "Belt and Road Initiative" cinese e che coinvolge nel suo complesso il Team Europe composto dall'UE, dagli Stati membri, la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
Si tratta di uno strumento assolutamente chiave per definite e rinnovare l´azione europea nel mondo, per capire come affrontare in maniera organica le sfide globali. Sarà anche qui fondamentale garantire coerenza e democrazia e, per fare questo, il prossimo Parlamento europeo dovrà essere in grado di ottenere uno spazio e un protagonismo.
Note
https://www.laportadivetro.com/post/orizzonti-d-europa-al-voto-il-green-deal-fra-ambiente-e-economia
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