Lockdown, contraddizioni e pazienza dei cittadini
di Guido Leo|
Alcuni giorni fa girava nel web una simpatica vignetta che recitava così: “scaricate SANTINUMI, la nuova app che vi dice quali cristi tirare giù ogni volta che esce un nuovo DPCM”. Come darle torto!
Comunque, anche se il lessico della vignetta può infastidire più di uno per il trito ricorso all’uomo che muore sulla croce, esaminiamo senza pregiudizi gli aspetti più salienti, e più interessanti per il cittadino medio, dei nuovi provvedimenti della compagine ministeriale e del Comitato tecnico scientifico (CTS):
1) Italia divisa in 3 zone
2) coprifuoco dalle 22 alle 5
3) chiusura parziale delle scuole
4) chiusura di bar e ristoranti
Partiamo da una considerazione oggettiva: dall’apertura della scuola, il 14 settembre, ad oggi, i contagi sono passati da 1200 a 40.000 al giorno. Un balzo in avanti che non si può che spiegare, in assenza di altri eventi “di massa”, con l’apertura dell’anno scolastico. Il che, per effetto transitivo, spiega a sua volta – ed è assodato – che il 75 per cento dei contagi si trasmette in famiglia, da figli e nipoti scolari. Tuttavia, osserviamo che in realtà tra le tre zone non cambia molto: si chiudono ovunque le scuole superiori, e nelle zone rosse anche seconda e terza media. È un provvedimento logico, ma insufficiente, poiché i più piccini continuano a frequentare più o meno con le stesse regole. Certo, si è capito che la mascherina va sempre tenuta abbassata, ma non si ancora accolto un criterio fondamentale per fronteggiare la Covid-19, cioè che le classi, specie materne e nidi, devono essere fortemente ridimensionate, con 6 bambini al massimo per classe, un po’ come le persone al tavolo dei ristoranti “dove si può”.
Nelle zone rosse e arancioni non si possono vedere amici e parenti, tranne se adeguatamente motivati (e noi italiani, in ciò, siamo maestri), nelle gialle è fortemente sconsigliato! Insomma, non siamo scemi, abbiamo capito che, tanto, non ci controlla nessuno: alzi la mano chi ha visto una pattuglia controllare le autocertificazioni. Il coprifuoco, fondamentale lotta contro la movida c’è ovunque. Infine, dappertutto, posso andare a comprare, dai generi alimentari, ovvio, alle ferramenta, ai negozi di abiti e giochi per bambini, di telefonia e informatica, ecc, ecc. Utile, in proposito leggere la distinta del DPCM. Ancora. Ci si può recare da estetisti, parrucchieri, massaggiatori, ma nelle zone rosse e arancioni è vietato andare da un comune all’altro (ma se l’area in lockdown è regionale, che differenza c’è se da Rivalta sconfino a Villarbasse?), mentre posso praticare attività motoria solo dietro casa ma sportiva sì (non si dice dove, però) e infine, la solita zampata radical-popolare, non posso andare con la mia macchina a respirare aria buona nella mia seconda casa in montagna, per la quale comunque si paga IMU e TARI. Alla fine, pare che siano vietate alcune attività, per carità non essenziali, ma a basso/nullo rischio di contagio, mentre restano autorizzate alcune indubbiamente più pericolose dal punto di vista infettivo.
In conclusione, che cosa possiamo aspettarci alla fine dal nuovo DPCM? Se è scontata la fondamentale riduzione della circolazione virale (chiusura delle scuole superiori, bar e ristoranti, coprifuoco), non ci si deve illudere sui tempi di una diminuzione significativa di ricoveri e decessi, sia perché ci sono ancora troppi bambini che frequentano classi troppo affollate, sia per il periodo di incubazione e di sviluppo della malattia. Il che richiederà come minimo una reiterazione, se non un inasprimento delle misure, almeno per un altro mese (anche in primavera il lockdown, pur totale, iniziò a dare qualche risultato dopo due mesi). Morale: attrezziamo con nuove dosi di pazienza, soprattutto da parte di chi non capisce perché andare in bicicletta o a spasso per i monti sia più pericoloso che entrare in un ipermercato o avere i figli a scuola.
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