L'Editoriale della domenica. Quanto manca all'umanità la voce di Papa Francesco
- Luca Rolandi
- 16 mar
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Aggiornamento: 16 mar
di Luca Rolandi

I giorni, le settimane di ricovero, l’apprensione discreta del mondo per le condizioni di salute di Francesco sono in un tempo di tensioni, incertezza, paura. Mentre Jorge Mario Bergoglio, un uomo di 88 anni, Papa da dodici anni, lotta per vivere, nel mondo impazzito l’orologio della storia sembra scandire i suoi secondi all'indietro. E in questi dodici anni, e in modo sempre più intenso, è "arretrato" il tema della pace. Anche ieri, a Roma, in piazza del Popolo, nella manifestazione-fiume cui hanno partecipato 50mila persone, l'una accanto all'altra, pur e ma con motivazioni diverse. Segno dei tempi, nel bene e nel male, in cui però ci si è allontanati dal disarmo del cuore, dalla necessità di trovare sempre una soluzione di bene, di lottare contro la cattiveria che alberga in ogni uomo e donna, di conservare ed esprimere la volontà fino all’ultimo respiro di fraternità e di misericordia, perdono e sacrificio per l’altro che è parte di noi.
Papa Francesco, dai conflitti globali a quelli locali, dalle tensioni internazionali alle tante guerre che annientano l’umano, non arretra e non cambia il suo pensiero che è quello del Vangelo e del mistero di Gesù il figlio di Dio. Ma questa voce non si sente più da un mese, non appare e non consola, non sprona i grandi del mondo, le superpotenze e gli eserciti di diseredati che obbediscono a comandi di morte. Manca tantissimo alla comunità cattolica, a quella cristiana, al mondo intero il suo messaggio e la sua testimonianza. Tra i muscoli di Putin, le spericolate visioni di Trump, la distruzione di Gaza, le trincee dell’Ucraina, la tragica e atavica conflittualità del Sud Sudan, del Congo dello Yemen e si potrebbe continuare per altre decine di conflitti, la voce del Papa venuto dai confini del mondo, con salde radici piemontesi, con lo sguardo rivolto al Cielo e al suo mistero, ma dentro la storia, manca tremendamente ogni giorno.
Non certo per la sua ripetitività, ma per la perseverante ricerca fino allo spasmo di quel barlume di luce che ci dice che la persona è al centro di tutto, la sua vita non è numero statistico, ma mistero di Grazia in una visione cristiana, meravigliosa e irripetibile visione di una dignità che rappresenta nell’istante della sua apparizione fino al suo tramonto. Tutto questo lo stiamo dimenticando perché è necessario guardare avanti, ripensare le alleanze e i confini, timorosi di un espansione di conflitti e tensioni. Rispondere con la diplomazia, il dialogo, il confronto, anche e soprattutto attraverso le afasiche e consunte organizzazioni internazionali dalle Nazioni Unite in poi, pensando che tutto possa essere risolto con le armi e gli eserciti.
Francesco guarda avanti, forse per lo spirito del mondo in modo utopico, in realtà nel contesto cristiano in una visione escatologica. Anche l’Europa riprenda ora il suo cammino di unità politica, ispirandosi ai suoi padri fondatori da De Gasperi a Spinelli, da Schuman ad Adenauer, che verrà sempre prima di una solitaria riorganizzazione delle forze di difesa militare a livello continentale.
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