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L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. La schizofrenia legislativa non giustifica l'evasione fiscale


di Emanuele Davide Ruffino

Al di là delle polemiche di parte, il problema sollevato da ministro Carlo Nordio sul livello di "schizofrenia della legislazione tributaria" - testuale - è un problema reale. Si parla ormai di ossimori, situazione che si concretizza quando “una legge contraddice l'altra". Per chi ha giurato fedeltà alla Costituzione e alle leggi, si crea un problema di coscienza e per i milioni di operatori, un problema insuperabile.

Secondo Nordio, infatti, se l'imprenditore onesto decidesse di assoldare un esercito di commercialisti dicendo loro di voler pagare pur di dormire sonni tranquilli, non ci riuscirebbe, perché comunque qualche violazione verrebbe trovata, ha aggiunto il ministro. in quanto "le norme si contraddicono le une con le altre e magari ottemperandone una ci sarebbe la violazione di un'altra".

Ora, considerata la precaria situazione dell'Italia in materia di lotta all'evasione fiscale, per il bene comune Vista è meglio ignorare queste affermazioni oppure riconoscere che il problema esiste e va affrontato con determinazione?

L’interpretazione delle Sacre Scritture ha tenuto per due millenni (e tiene ancor oggi) impegnate fervide menti producendo pagine di alta speculazione filosofica: l’esegesi che si sta mettendo in pratica per interpretare le norme fiscali, oltre a generare una quantità spropositata di contenziosi, rappresenta un freno per la crescita della produttività. E tutti ne sono convinti. Infatti, i Paesi occidentali rilevano, rispetto ai loro competitor, performance inferiori, che se protratte ancora per anni, comporterà una loro marginalizzazione nello scenario economico mondiale.

Se l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, articolo 1 della Costituzione, buon senso imporrebbe di fare chiarezza sulla questione, in modo che chi vuole lavorare correttamente lo possa fare con immediatezza e tranquillità. All'opposto, si è instaurato un modus ragionandi non più volto a ricercare la funzionalità e l’efficacia delle azioni verso un fine condiviso e sostenibile, ma una ricerca ossessiva di rispondere a dettami già contradditori al loro interno.

Il fervore che accompagna le polemiche politiche offusca spesso la capacità/volontà di mettere a fuoco i problemi esistenti dando spazio ad un’arroganza culturale basata sulla presunzione di difendere la parte giusta della storia e ciò permette di schernire (quando non insultare) la controparte, per poi passare alla denigrazione e alla demonizzazione. Il ministro Nordio può aver presentato male il problema, può rispondere ad una visione non condivisibile della situazione e approntare una soluzione sbagliata, ma sulla farraginosità e non intelligibilità delle norme, non solo in Italia, ma in tutto il mondo occidentale, non si può negare il livello di deterioramento. Essendo però il nostro Paese la culla del diritto, proprio da noi dovrebbe nascere una rielaborazione culturale volta a riconoscere che una Legge è tale solo se viene capita e condivisa dal popolo: altrimenti o è una vessazione o un subdolo modo in mano al potere per poter soggiogare forze ostili o semplicemente non controllabili.

L'esegesi (dal greco: exeghèsis = guida) prevedeva un'analisi critica, storica e letteraria del testo biblico nella sua struttura, composizione e formazione. Lavoro che oggi, ma con obiettivi meno nobili e di più basso profilo, sembra essere richiesto a chi si accinge ad interpretare una norma. Il risultato è che si destina un’infinità di risorse ad interpretare le norme, perché proprio da una loro elusione può derivare un vantaggio economico superiore all’impegno profuso nel far funzionare un’impresa aumentandone la produttività. E dall’elusione, alla violazione della Legge, il passo è breve e, anche se per limitate fattispecie, anche inconsapevolmente.

Proprio per contrastare con forza l’illegalità è necessario disporre di un assetto normativo stabile e retto da principi il più possibile condivisi. L’affermare che non ci deve essere contrasto tra cittadini e sistema che ne dovrebbe tutelare il benessere (nella fattispecie un accordo tra il contribuente e lo Stato creditore di tributi) è, anche se un po’ maccheronicamente, il tentativo di riconciliare esigenze diverse, ma tra loro sinergiche: un’impresa non può vivere e svilupparsi senza un sistema, non solo più statale ma internazionale, che ne garantisca l’esistenza e la crescita e per questa ragione è chiamata a contribuire con la propria attività e i propri utili (e ciò vale anche per le multinazionali).

Il primo testo di economia che la storia ricorda è da attribuirsi ad Ibn Khaldun (Tunisi 1332-1406) che definì la funzione a forma di “U” rovesciata dell’andamento del gettito fiscale in rapporto alle aliquote, dimostrando che oltre un certo limite, l’aumento delle aliquote fiscali fa diminuire il gettito fiscale complessivo (concetto reso famoso da Arthur Laffer, economista dell'University of Southern California).

Noi oggi siamo più impegnati a ricercare presunte equità distributive di facciata che non a creare nuova ricchezza: si processano gli operatori per l’inosservanza di cavilli (o per una loro interpretazione), anziché ricercare gli andamenti della curva di come mai soluzioni appropriate ed intelligenti non sono ancora state attuate; con questa logica in Italia ci sono meno pannelli fotovoltaici che non in Germania, ma molti più processi iniziati e mai conclusi).

La perdita del potere della politica (e la sua continua ricerca di polemizzare sull’avversario) porta ad avvantaggiare situazioni opportunistiche, dove chi si può permettere un esercito di commercialisti ne è sicuramente avvantaggiato (anche perché è difficile che li utilizzi solo per “dormire sonni tranquilli”). I legulei (lemma utilizzato per indicarne la pedanteria e la cavillosità di certi avvocati e giureconsulti) trascinano nel quotidiano la inconsistenza di norme contradditorie, favorendo ancor più le istituzioni di grandi dimensioni a scapito dell’individuo, sempre più in balia dell’interpretazione che giudice o impiegato pubblico dà ad una determinata norma.

Ma la partita è persa, se si rammenta che già Tacito diceva: più la Repubblica è corrotta e più sforna leggi e più leggi sforna e più si corrompe. Ed il nostro mondo, a leggi e corruzioni, ha pensato bene di aggiungere anche un'infinità di interpretazioni.

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