L'agit-prop Salvini in azione: c'è un colpo di Stato in Europa
Aggiornamento: 2 lug
di Rocco Artifoni
Lo shock (per alcuni versi annunciato) del primo turno delle elezioni in Francia ha rimesso in ombra il recente accordo sulle nomine istituzionali dell'Unione Europea tra i capi di governo e le immediate reazioni che si sono diffuse in Italia. Come è noto, è stata riproposta presidente della Commissione Ursula von der Leyen (popolare) per un secondo mandato, mentre l’ex premier portoghese Antonio Costa (socialista) ha diventato presidente del Consiglio dell’Unione e il primo ministro estone Kaja Kallas (liberale) ha ricevuto l'incarico di Alto rappresentante europeo per gli affari esteri. Ma a sentire il leader della Lega Matteo Salvini, nonché vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si è trattato di “un colpo di Stato e la democrazia ci impone di reagire con tutti i mezzi possibili”. Questo perché “milioni di europei hanno votato" e "hanno chiesto di cambiare l'Europa”. Ecco un esempio di una frase che dice tutto e, soprattutto niente.
Infatti, i numeri ci dicono che a favore delle tre nomine si sono pronunciati 25 governi/stati su 27, ossia quasi il 93%, una percentuale nella divisione del mondo novecentesca avremmo definito maggioranza “bulgara” e, comunque, ardua da ritenere antidemocratica.
In realtà è possibile che Salvini facesse riferimento ai seggi del Parlamento europeo che dovrà votare l’accordo proposto dai governi. Ma questo voto non è ancora avvenuto e quindi il giudizio di Salvini appare quanto meno prematuro.
Inoltre, i numeri dimostrano che a livello europeo la coalizione composta da popolari, socialisti e liberali, che aveva la maggioranza nella passata legislatura, ha ottenuto nuovamente la maggioranza nelle recenti elezioni. Una maggioranza che viene riconfermata si può definire un “golpe”?
Infine, se proprio vogliamo essere precisi, bisognerebbe parlare di “un colpo di Unione”, poiché non di Stato si tratta ma di Europa (e un sedicente autonomista dovrebbe conoscere la differenza). E non è rassicurante l’intenzione di “reagire con tutti i mezzi possibil”.
Come è noto, rilanciato con grande spiegamento di forze da media, anche Giorgia Meloni si è lamentata dell’esclusione dell’Italia dall’accordo. È opportuno sottolineare che in questa occasione non si trattava di votare pro o contro l’Italia, ma di cercare un’intesa tra raggruppamenti politici europei. Perciò se Fratelli d’Italia e Lega non fanno parte dei tre gruppi che hanno trovato l’accordo, il problema è della loro collocazione, che in Europa è ai margini della coalizione che esprime la maggioranza.
È evidente che Meloni e soprattutto Salvini anziché fare scelte con una prospettiva europea, operano in funzione della nazionalità del candidato o addirittura opponendo gli interessi dell’Italia a quelli dell’Europa. La Lega di Salvini in campagna elettorale per le elezioni europee ha proposto lo slogan “più Italia, meno Europa”. Salvo poi lamentarsi del fatto che il governo italiano è stato messo in un angolo.
Come ha scritto Moni Ovadia: “Avremo l'Europa quando avremo un comune sentimento europeo.”
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