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Il Trattato di Kyoto: l'accordo per "sfinimento", sentinella a difesa dell'ecosistema

di Vice

Il 12 dicembre del 1997, il giorno dopo la firma del Protocollo sull'ambiente firmato nella città giapponese di Kyoto, i quotidiani e i media più in generale o non si nascosero la fragilità dell'accordo o denunciarono i limiti stessi del trattato sottoscritto. C'è chi si spinse a titolare di un accordo raggiunto per "sfinimento", salvo osservare, dando un credito di lungimiranza all'accordo stesso, che nell'insoddisfazione diffusa [il trattato] "costituisce comunque l'incerto primo passo verso la riduzione dei fumi nocivi che scaldano l'atmosfera". Inoltre, ebbe un rilievo di primo piano la reazione degli europei che "avrebbero voluto riduzioni maggiori" e le accuse lanciate ai Paesi industrializzati per la scarsa audacia nel negoziato: è troppo poco, fu affermato, per garantire il nostro futuro.

Edo Ronchi, all'epoca ministro dell'Ambiente nel governo dell'Ulivo, scrisse sulle colonne de l'Unità che a Kyoto, tappa successiva al Summit della Terra che si era tenuto a Rio de Janeiro nel luglio del 1992, si era compiuto un importante passo in avanti, "in un cammino che resta difficile e dall’esito non scontato...".

Comunque, sottolineò ancora Ronchi, il Trattato firmato l'11 dicembre 1997 rimaneva "un importante passo avanti perché i paesi industrializzati hanno assunto un impegno a ridurre le loro emissioni di gas serra entro l’arco temporale 2008-2012, del 5,2% circa, con obiettivi differenziati che vanno dall’8% dell’Unione Europea, al 7% degli Stati Uniti, al 6% del Giappone".

Impegni non sufficienti si disse sulle stime dei climatologi all'epoca, la maggioranza dei quali riteneva che a causa dell'effetto serra il surriscaldamento del pianeta avrebbe determinato - come sta accadendo - profondi sconvolgimenti climatici.

Tuttavia, quell'accordo per "sfinimento" è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia, mentre gli Stati Uniti non lo hanno mai ratificato e il Canada ha preso la porta d'uscita. Ma lo spirito con cui i 191 Paesi vi hanno aderito rimane la bussola per la tutela dell'ecosistema. Uno spirito ribadito con l'accordo di Doha in Qatar (dicembre 2012, Cop-18) che ha prolungato il protocollo dal 2012 al 2020, con ulteriori obiettivi di taglio delle emissioni serra, e con la conferenza di Parigi "Cop21" nel 2015, appuntamenti entrambi che hanno contribuito a scuotere la presa di coscienza per la salvaguardia della Terra e del genere umano. E se si continua a non demordere per evitare il crollo dell'ecosistema, se una fiammella continua ad ardere nelle menti e nei cuori dei movimenti ecologisti, un grande merito lo si deve ancora al Trattato di Kyoto.






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