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Il taccuino politico della settimana: “ritorno alla programmazione industriale”

a cura di Claudio Artusi |

Alla vigilia del 2022, mi soffermo su un tema che è riaffiorato quest’anno dalle nebbie e dall’oblio in cui era rimasto confinato: “La politica economica ed industriale”. È bene ricordare che lo strumento della pianificazione politica era entrato nella damnatio memoriae perché identificato con il dirigismo fascista e poi con la crisi delle Partecipazioni statali. Come spesso accade si è buttato il bambino con l’acqua sporca. Mentre il mondo privato faceva largo uso dei piani strategici, di solito quinquennali, il pubblico si è trovato a fare i conti con il breve periodo, tant’è che i bilanci pubblici sono impegnativi solo nell’arco di un anno. Non solo per questo, ma anche per questo motivo, abbiamo assistito all’impoverimento delle grandi aziende italiane, spesso vendute (o svendute?) a gruppi stranieri. In alcuni settori si è introdotta la leva della golden share, ma è stato un palliativo sporadico e poco efficace. Ma attenzione, dietro questo non vi è solo scarsa lungimiranza: vi è una ideologia liberale che ha tacciato di invadenza ogni intervento dello Stato nell’economia. Sulla scia di questa scuola ci si è approfittati per fare operazioni a sconto (ricordiamo alcune privatizzazioni) salvo invocare l’intervento dello Stato come salvagente in caso di pericolo. Ricordiamo tutti la locuzione, usata anche con grande pregiudizio ed enfasi ideologici, “si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite”! Il presidente Draghi è stato testimone attivo di quella stagione e non sorprende che proprio lui, avendone percepito i frutti avvelenati, ha rilanciato con il PNRR la politica di lungo periodo, sotto lo scudo e la minaccia della Banca Europea. Senza voler minimizzare quanto fatto, siamo comunque davanti ad un documento e ad una volontà, cioè al preludio. Ora ci attendono gli elementi concreti e la coerenza anche sui dossier più scottanti. Del tema Telecom da qualche settimana non si parla più. Della ricerca farmaceutica e del ruolo dell’industria italiana non mi pare aver colto chiare posizioni. Il Patrimonio Rilancio (leva strategica di Cassa Depositi e Prestiti) ha partorito in sei mesi due investimenti indirizzati al salvataggio e non allo sviluppo. È lecito essere preoccupati? A questo punto, direi proprio di sì! Le forze politiche ed il Parlamento renderebbero un grande servizio al Paese se incalzassero il governo su grandi temi strategici, anziché consumare le proprie energie nel congetturare le vie più efficaci alla autoconservazione. Cosi come al presidente Draghi mi permetto di dire che l’Italia di nonni ne ha tanti e soltanto l’imbarazzo della scelta…, di condottieri bravi, coraggiosi e generosi pochi. E la cosa, purtroppo, non sorprende.

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