Il taccuino politico della settimana: Olimpiadi, non fermiamoci all’immagine
a cura di Claudio Artusi |
La collana di successi sportivi di questi ultimi due mesi è stata una sferzata di entusiasmo e di autostima per il Paese che proprio ci voleva. Non vi è dubbio che l’immagine, il brand dell’Italia se ne è giovato, ma andrei oltre questa evidenza perché in questa avventura vi è molto di più su cui riflettere. Innanzitutto i successi sono stati fortemente interdisciplinari, il che mostra un mondo di giovani che si impegnano ed eccellono al di là degli stereotipi degli sport più popolari e più remunerativi. Si è presentata al mondo una Italia multietnica espressione di una società inclusiva, che offre l’opportunità del successo senza distinzione di razza o di ceto o di censo. E poi alcune storie offrono a tutti l’esempio che si possa dire con Obama “yes we can”: l’ adolescente obeso che trova nello sport non solo la strada per curarsi ma addirittura per eccellere; il figlio di una badante nigeriana medaglia d’oro nella 4×100 di atletica leggera, regno incontrastato di altri Paesi; e così a seguire. Va poi sottolineato che tutte le regioni d’Italia hanno contribuito, offrendoci un altro punto di vista rispetto alla storica (e reale) suddivisione fra aree sviluppate e aree depresse. Infine, è lecito presumere che dietro tutto questo vi sia una organizzazione ed un sistema di valori che hanno come protagonisti il Coni e le singole federazioni, cioè le istituzioni. Non confiniamo dunque l’entusiasmo per queste olimpiadi nel sacrosanto orgoglio nazionalpopolare, ma consideriamole una tela su cui continuare a tessere per rafforzare i giovani nel Paese, con una sollecitazione: sul rapporto sport-scuola vi è molta strada da fare, ai ministri competenti l’onere e la soddisfazione di farne un progetto! Con questo articolo la rubrica a cura di Claudio Artusi si prenda una pausa per la vacanze estive. Ritornerà ai suoi lettori lunedì 6 settembre.
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