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Il giorno dell'Unità nazionale e la memoria della Grande Guerra

Aggiornamento: 4 nov 2023


Oggi, 4 novembre, Giorno dell'Unità nazionale e delle Forze Armate, ricorre l'anniversario dell'armistizio del 1918 firmato il giorno prima a Villa Giusti, Padova, tra Italia e l'Impero Austro Ungarico. Dal 23 ottobre del 1922, la data è dichiarata Festa nazionale.l Il 4 novembre del 1921, ebbe luogo nel Sacello dell'Altare della Patria a Roma, la tumulazione del "Milite Ignoto" per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria. Stamane in piazza Castello a Torino la cerimonia di commemorazione dei caduti per la Patria.

Con l'armistizio si mise la parola fine alla "carneficina" della Grande Guerra, con cui l'Italia annetteva i territori di Trento e Trieste e, idealmente, chiudeva l'epopea delle guerre risorgimentali cominciata nel 1848. Si realizzava così il sogno dei padri nobili della Patria dell'Ottocento, da Mazzini a Garibaldi e Cavour, a Casa Savoia, passando per le ambizioni di Casa Savoia e gli ideali dei patrioti che avevano sacrificato le loro vite e la libertà, dai fratelli Emilio e Attilio Bandiera a Carlo Pisacane, dai martiri di Belfiore a Piero Maroncelli e Silvio Pellico, fino agli irredentisti, Guglielmo Oberdan, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa.

Ma fuori da ogni retorica, e con il rispetto che si deve ai caduti e a chi ne prese parte, la maggioranza dei quali impossibilita a comprendere perché fosse stata mandata a combattere e a farsi massacrare nelle trincee, la Prima guerra mondiale fu la rappresentazione razionale e cinica quanto sanguinosa di uno scontro su scala planetaria cercato, voluto e diretto dagli imperialismi franco-britannico e russo da una parte, germanico, austriaco e ottomano dall'altra, in lotta per la supremazia economica e finanziaria e per la loro stessa sopravvivenza. Fu un conflitto, al netto di ideali sinceri, agitato però da nazionalismi diventati l'oppio dei popoli, la cui "dipendenza" ideologica - che i governi si guardarono bene da curare con appropriate terapie di disintossicazione politica - si rivelò poi esiziale nel dopoguerra e che permane ai giorni nostri. Fu un conflitto che costò almeno 16 milioni di morti e una cifra ancora maggiore di feriti e mutilati, oltre a immani distruzioni e alla diffusione della terribile epidemia della Spagnola che fece strage nel mondo. L'Italia, che arrivò a mobilitare oltre 5 milioni di uomini, paga l'entrata in guerra il 24 maggio del 1915, le "radiose giornate di maggio" dell'interventismo delle manifestazioni di piazza con 650 mila morti e circa due milioni di feriti, insieme con un numero indefinito di cicatrici morali e sociali che si sarebbero riaperte nell'immediato dopoguerra e che avrebbero favorito l'ascesa al potere di governi autoritari e dittature in più angoli d'Europa, prologo allo scoppio della II guerra mondiale.

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