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Il dramma della Birmania nell'indifferenza della comunità internazionale

Aggiornamento: 31 dic 2022


Il silenzio attorno alla Birmania o Myanmar più che assordante è diventato sconfortante per quella parte della comunità internazionale che non si rassegna alla caduta della democrazia con l'avvento della dittatura militare del generale Min Aung Hlaing.[1] Le notizie sul web sono ormai datate, mentre quotidiani e riviste praticamente ignorano il dramma di 55 milioni di birmani (su un territorio doppio dell'Italia) che dall'alba del 1° febbraio del 2021 subiscono le violenze e le angherie dell'esercito che ha rovesciato il governo liberamente eletto, arrestando il presidente Win Myin e la leader e premio Nobel per la Pace nel 1991 Aung San Suu Kyi. I vertici delle forze armate, che hanno dichiarato lo stato di emergenza per un anno, dopo aver ceduto liberamente il potere per un decennio se lo sono ripresi con la forza.[2]

Un esercizio della forza che, al di là della propaganda ufficiale che descrive il paese come una sorta di paradiso terrestre all'insegna della migliore delle convivenze civili[3], ha generato una autentica guerra civile indiscriminata ed estremamente crudele, come riferiscono più fonti dell'opposizione e le rare notizie che filtrano dalle strette maglie della censura governativa.

"Il popolo soffre ed è amareggiato perché è stato dimenticato dall'ONU e dalla comunità internazionale", è la frase ripetuta come un mantra da coloro che raccontano di vissuti sospesi tra l'angoscia e la paura a causa di combattimenti, attacchi aerei, bombardamenti, incendi di villaggi interi (nella foto in alto, un villaggio del karen, Birmania meridionale, che si oppone alla giunta militare incendiato nello stato Kayin) [4], arresti, torture e sparizioni di oppositori politici o di semplici cittadini, magari testimoni involontari della ferocia militare. Le comunità cristiane sono tra le più colpite dalle rappresaglie ordinate dai generali e si contano migliaia di cristiani tra i milioni di rifugiati scappati dalle loro case in fiamme.


Molti si abbandonano, come dimostrano le foto, o a una vita nomade o allo stato brado, selvaggio, accampati nella foresta, perché i militari impediscono loro il ritorno nelle città.

Profughi nella foresta dello stato Kayah

Le organizzazioni umanitarie religiose e laiche stanno cercando di alleviare la tragedia degli sfollati dalle città con l'offerta di pasti e medicine, ma lo scarto tra la domanda e l'offerta è diventato incolmabile. Le organizzazioni umanitarie religiose e laiche stanno cercando di alleviare la tragedia degli sfollati dalle città con l'offerta di pasti e medicine, ma lo scarto tra la domanda e l'offerta è diventato incolmabile.


Note


[2] Perché un nuovo colpo di stato in Birmania - Internazionale [3] Videos (myanmar.gov.mm) [4] Il gruppo etnico dei Karen è organizzato politicamente nella "Karen National Union" (KNU) e militarmente nell'"Esercito Karen di liberazione nazionale" (KNLA) in Kayin (stato) - Wikitravelm



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