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Marco Travaglini

Giri d'autunno tra le memorie parigine del Père-Lachaise

di Marco Travaglini


Il più suggestivo cimitero letterario, dove riposano grandi scrittori, poeti e artisti,  è senz’altro il Père-Lachaise di Parigi. Nel grande cimetière de l’Est sulla collina che sormonta la rive droite e il Boulevard de Ménilmontant, nel XX arrondissement parigino, l’atmosfera è unica, sospesa tra romanticismo e storia nei suoi 44  ettari e tra le circa 70 mila tombe  all’ombra degli alberi. Il suo nome si deve al gesuita François d’Aix de La Chaise (detto Père La Chaise), confessore di Luigi XIV e proprietario dei terreni sui quali, durante il periodo napoleonico, venne edificato il cimitero più grande di Parigi. Nel giugno del 1804, infatti, Napoleone emanò l’editto di Saint Cloud (Décret Impérial sur les Sépultures) prevedendo che le tombe fossero collocate fuori dalle mura delle città per motivi d’igiene, vietando al tempo stesso le sepolture nei cimiteri annessi alle chiese. A Parigi furono costruiti diversi cimiteri, tra cui quelli di Montmartre a nord, di Montparnasse a sud, di Passy a ovest e ad est della città, il Père-Lachaise.

Il luogo è tra i più visitati al mondo (si stimano oltre 3,5 milioni di visitatori ogni anno) non solo per i sepolcri di grande valore storico e artistico, ma anche e soprattutto, perché vi sono sepolti tantissimi personaggi famosi. Da Eloisa e Abelardo, i due amanti più famosi della storia, a pittori come Amedeo Modigliani, David , Camille Pissarro e Delacroix, Corot e Max Ernst ; musicisti come Chopin e Bizet, insieme a compositori come Cherubini, Bellini e Rossini ( di questi ultimi sono rimasti i cenotafi) ; scrittori e poeti come Oscar Wilde, La Fontaine , Alfred de Musset, Balzac, Marcel Proust, Apollinaire, Paul Éluard, Colette e Gertrude Stein. Per non parlare di Molière, il grande incisore e illustratore Gustave Dorè e Nadar, l’inventore della fotografia.

Tra le tante tombe ci sono anche quelle di Piero Gobetti e dei fratelli Rosselli, del pianista jazz Michel Petrucciani e degli attori Simone Signoret e Yves Montand, di Edith Piaf – il passerotto di Parigi – e Jim Morrison, il leader carismatico dei Doors. A sud di questo luogo che racchiude storia e memoria si trova il muro dei Federati. Un luogo-simbolo dove – il 28 maggio del 1871 – furono fucilati dalle truppe di Thiers gli ultimi 147 comunardi sopravvissuti alla semaine sanglante, la settimana di sangue, che pose fine al sogno ribelle della Comune di Parigi.

Non distante sono sepolti, tra gli altri, la fotoreporter tedesca Gerda Taro – compagna di Robert Capa – e Jean-Baptiste Clément che compose Les temps des cerises, il tempo delle ciliegie, famosa canzone che ricorda metaforicamente la rivoluzione fallita della Comune paragonandola ad un amore perduto. Il Père-Lachaise , per chi ama la cultura e i libri, merita una visita alle tombe dei grandi del passato per un doveroso omaggio.

L’ingresso in questo grande “giardino della memoria” è libero e gratuito ed è possibile ritirare una mappa con le indicazioni delle tombe famose all’entrata principale. Uno strumento indispensabile per orientarsi tra i lunghissimi viali che lo attraversano, tra tombe e monumenti funebri ricoperti di muschio,  cripte gotiche dove si posano gracchiando i corvi neri, piccoli sentieri coperti di foglie che si snodano tra quelle sepolture che hanno ancora qualcosa da dire.

Come ha scritto l’olandese Cees Nooteboom nel suo libro Tumbas. Tombe di poeti e pensatori,  “la maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare”. E “all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto”, come scriveva Ugo Foscolo, non pare proprio che rimpiangano niente. Quasi che, dalla sua tomba nella 97sima divisione, Edith Piaf cantasse ancora con la sua voce potente e malinconica Non, rien de rien / Non, je ne regrette rien / Ni le bien qu’on m’a fait, ni le mal / Tout ça m’est bien égal, No, niente di niente / No, non rimpiango niente / Né il bene che mi è stato fatto, né il male / Per me è lo stesso.

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