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Beppe Reburdo

Giovedì 2 novembre, verso la fiaccolata per la Pace a Torino

Aggiornamento: 31 ott 2023

di Beppe Reburdo

“La guerra è sempre una sconfitta, immediata tregua, liberazione degli ostaggi, corridoi umanitari per gli aiuti ai civili..” sono le sempre più pressanti e insistenti accorate parole di Papa Francesco. D’altro canto, nonostante anche la risoluzione dell’ONU che chiede immediata tregua, il governo israeliano dispiega la sua enorme forza militare, usa la cibernetica come clava e disorientamento anche della sua utilità civile e sanitaria. Il tragico risultato è la morte di oltre 8.300 palestinesi, più di un terzo bambini, a cui si aggiunge la distruzione totale delle infrastrutture civili con impossibilità di vita nella striscia di Gaza, cioè due milioni di persone costrette a un coatto esodo di massa su spinta della strategia israeliana.

Certamente l’assassinio di circa 1.400 cittadini di Israele da parte di Hamas è un eccidio che non può essere in nessuno modo giustificato, e non solo perché Israele ha diritto alla sua sicurezza, ma perché qualunque crimine terroristico va respinto categoricamente. Nel contempo non può essere nascosto che il tempo di 56 anni dei palestinesi in Gaza, privati della libertà, autonomia civile e politica, di fatto relegati un campo di costrizione, è inaccettabile e rispetto al quale va trovata una soluzione sotto garanzia internazionale che faccia avviare una vera e propria esistenza statuale con tutti i diritti e i doveri che comporta.

“Occhio per occhio, dente per dente “ - su cui ancora insiste il premier israeliano Netanyahu, che ieri ha citato la Bibbia "c'è un tempo per la guerra, c'è un tempo per la pace" e dunque "nessuna tregua", è una strategia che porta solo alla reciproca distruzione e che tanto meno può essere applicata da uno Stato democratico e civile come Israele. La via di uscita è far tacere immediatamente le armi, aprirsi alla mediazione dell’ONU, una grande iniziativa di ripristino delle condizioni di vita palestinesi! Ed è per questo che la Torino democratica si ritroverà giovedì prossimo per le strade del centro con la fiaccola della Pace.[1] In questo contesto Israele deve essere garantito, senza se e senza ma, nella sua sicurezza ma anche decisamente stimolato a dialogare. Questi passaggi sembrano non solo difficili e impossibili ma senza di essi nulla può essere evitato ,, anche l’estensione del conflitto! La forza delle armi non serve se non ad accentuare odio e disprezzo reciproco. Ma non è la strada accettabile!

In questa situazioni istituzioni internazionali e nazionali, movimenti, culture, religioni, come già sta facendo Papa Francesco hanno una responsabilità e un compito ben chiaro. Porre fine all’uso delle armi, della violenza, del terrorismo avendo però ben chiari gli obiettivi, comportamenti trasparenti, volontà di dialogo determinato come unico strumento di convivenza civile. Due almeno i banchi di prova: Israele-Palestina e Ucraina-Russia! Tacciano le armi... da Giovanni XXIII a Papa Francesco


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