Gioco d’azzardo: la legge in Piemonte è un vero "azzardo"
di Rosanna Caraci

Un tempo erano il lotto, l’ippica e il totocalcio. Oggi i giochi d’azzardo in Italia sono almeno una cinquantina. Uno sviluppo favorito da scelte politiche orientate a incrementare il prelievo fiscale a beneficio del bilancio dello Stato. Una liberalizzazione che ha inoltre prodotto ingenti profitti a vantaggio delle imprese concessionarie a cui è delegata la gestione del settore. Il mercato dell’azzardo genera rilevanti esternalità negative.[1]
Lo studio di Rocco Sciarrone
Nel suo libro “Il gioco d’azzardo, lo Stato e le mafie” Rocco Sciarrone, docente di Sociologia all’Università di Torino, affronta ciò che a ragione più essere definito una caduta negli inferi. Ma il testo è anche una utile guida per liberarsi dai tanti luoghi comuni che circolano attorno al gioco d'azzardo. In primis, l'idea che la criminalità tragga il proprio profitto dal gioco illegale. Al contrario, è da quello legale e dal suo controllo che essa trae maggior beneficio. “Il gioco illegale, la bisca clandestina rappresentano la minima percentuale dell’introito criminale" asserisce Sciarrone, poiché è proprio nel gioco on line, dove la normativa è confusa, che si creano gli spazi maggiori per l'inserimento "assolutamente legale" della delinquenza. Aggiunge Sciarrone: "è paradossale che il dibattito sia tra proibizionisti e antiproibizionisti”, dal momento che la battaglia politica dovrebbe essere condotta affinché i soldi che lo Stato incassa dal gioco d’azzardo, introiti collegati al MEF, possano essere reintrodotti nella fiscalità generale.
C’è una questione di genere che non viene adeguatamente rimarcata e che resta soffocata dai dati, snocciolati in modo asettico ma che tristemente spesso celano storie di abusi, di disperazione, di abbandoni e sconfitte quando il gioco non è più tale ma diventa dipendenza e patologia.
Le donne non si espongono, non chiedono aiuto, indossano una maschera e nascondono disagi e difficoltà della vita. Gli uomini sono più spesso dei giocatori patologici o compulsivi, mentre le donne più giocatrici per fuga; inoltre, mentre gli uomini iniziano a giocare più spesso in tarda adolescenza, con una progressione verso un gioco patologico più lenta; le donne cominciano a giocare in età adulta e spesso hanno un’evoluzione più rapida verso il gioco d'azzardo patologico (GAP). Esistono anche delle differenze per quanto concerne il tipo di gioco: i maschi tendono a prediligere blackjack, poker, altri tipi di giochi con carte, dadi e scommesse su eventi sportivi; le donne sono più spesso coinvolte in giochi non strategici, con minore coinvolgimento interpersonale, come lotterie o slot machines.
L'intervento della politica
Quale sia l’approccio legislativo nei confronti di un dramma dilagante è emerso in Piemonte nel contesto della discussione, e approvazione, da parte della Giunta regionale di centrodestra guidata da Alberto Cirio nel luglio 2021 della legge per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (L.R. 19/2021 e successive modifiche), che ha abrogato la precedente legge regionale 9 del 2016 votata all’unanimità dal Consiglio Regionale con l’allora presidente della Regione Sergio Chiamparino. Una legge più permissiva e liberalista che ha cancellato i benefici di quella precedente. Un cambio di rotta che da subito ha riavvolto il nastro riportando il gioco d’azzardo patologico in Piemonte agli anni più difficili. Ed è ciò che è emerso in un recente dibattito pubblico a Torino, nella Sala Colonne del Municipio, tra Sciarrone, Domenico Rossi, segretario regionale del Pd, e Raffaele Gallo, presidente in consiglio regionale del gruppo Dem, uniti nell'evidenziare i sottili distinguo tra legale ed illegale che sembra contraddistinguere il mercato dell’azzardo. Fili sottili che la giunta Cirio ha spezzato a favore delle lobby del gioco d'azzardo, secondo Rossi e Gallo, a discapito della tutela della salute dei cittadini, lasciando inascoltate le posizioni del mondo dell’associazionismo, degli Ordini dei medici, degli psicologi e degli assistenti sociali, né tantomeno dei sindaci che, con il nuovo testo vigente, vedono ridimensionato il proprio ruolo in quanto non hanno possibilità di influire su orari, distanze e determinazione dei luoghi sensibili.
Posizione condivisa da Paolo Jarre, uno dei massimi esperti italiani sulle tematiche legate all'azzardo patologico. Proprio Jarre ha ricordato come tra il 2015 e il 2016 il volume di gioco d’azzardo in Piemonte fosse ben superiore a quello nazionale. Dopo la legge regionale del 2016, che restringeva le autorizzazioni per slot machine (responsabili per i due terzi dell’impatto sul gioco d’azzardo patologico) e orari di accensione delle macchinette nelle tabaccherie e nei bar, si ebbe una diminuzione sostanziale del volume di giocate tanto da risparmiare oltre 2 miliardi. Ma dall’introduzione della nuova legge regionale i volumi sono tornati quelli precedenti il 2016, con un riallineamento del dato di gioco a quello nazionale e il raddoppio delle slot e dei locali nei quali è possibile giocare.
Un mercato da oltre 4 miliardi di euro
Nel dettaglio: “La raccolta da gioco fisico, praticato presso bar, tabacchi o altri esercizi fisici, mostrava una diminuzione sostanziale tra il 2012 e il 2021 passando da 5,1 a 2,8 miliardi di euro (il dato risaliva però ad oltre 4,1 miliardi nel ’22 (4.128 milioni), con un ritmo di crescita post pandemica superiore a quello nazionale), mentre il dato della raccolta da canale telematico (gioco d’azzardo online), seguendo il trend nazionale mostrava negli ultimi anni un andamento in netta crescita (anche se con un ritmo leggermente inferiore al resto del Paese)". Ancora. Sempre in Piemonte, il dato dell’online è passato da 1,3 miliardi giocati nel 2016 a quasi 4,1 miliardi cinque anni dopo, per raggiungere i 4313 milioni nel 2022. Se rapportate alla popolazione residente, queste cifre equivalevano nel 2022 ad un giocato pro capite di 973 euro su rete fisica e di 1017 euro su rete telematica (1990 totale pro capite) per ogni cittadino residente in regione, contro una media nazionale di 1068 e 1.238 euro rispettivamente (2306 totale pro capite).
Si tratta di valori elevati che disegnano una realtà malata, bisognosa di cura e attenzione, figlia di una società incapace di contenere il disagio psichico, la fragilità e la marginalità attraverso l'educazione, l'informazione corretta e la prevenzione. Una società che si aggrappa in ultima analisi, quando affronta il gioco d'azzardo, al pianto dell'angoscia e della disperazione, anziché chiedere ai suoi cittadini senso di responsabilità con atti politici adeguatamente responsabili.
Dunque, si è dinanzi a un doppio fallimento - giudizio estremamente complesso e scivoloso, sia chiaro - che potrebbe rendere paradossalmente vana persino la critica politica verso chi governa oggi il Piemonte, e in astratto anche verso lo Stato nella sua essenza di regolatore della libertà individuale quando essa provoca grave nocumento alla collettività nel suo insieme. Ma, è altrettanto vero che se non si ha la forza e il coraggio di comprendere il senso della conseguenza rispetto a scelte che influenzano la natura stessa dei comportamenti umani, qualunque battaglia sociale è destinata al fallimento.
Note
[1] Il gioco d’azzardo in Italia vale centotrentasei miliardi di euro all’anno. Una cifra pari al 7 per cento del Pil nazionale. Nel 2022 in Italia il 43,7% degli uomini (circa uno su due), pari a 10 milioni e mezzo, ha giocato d’azzardo, a fronte del 29,8% delle donne (una su tre), quasi 8 milioni. Sono circa 800 mila le persone tra i 18 e gli 84 anni che presentano un comportamento di gioco d’azzardo a rischio moderato/severo (1,7% del totale della popolazione), nelle fasce di età elevate le giocatrici sono le più esposte. Il 62% degli italiani ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita, di questi il 43% almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Tra i giochi online gli uomini preferiscono le scommesse sportive (calcio, ippica, tennis, big race), mentre le donne privilegiano il Superenalotto e il Gratta e vinci; nel gioco on site (sul posto) gli uomini superano le donne nel Superenalotto. Sono dati dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e Istat: nel 2022 in Italia la puntata pro-capite dei giocatori d’azzardo su rete fisica era pari a 1.069 euro e su rete telematica ben 1.239 euro a livello nazionale.
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