Generale Divjak, l’ultimo saluto al difensore serbo di Sarajevo
di Marco Travaglini |
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“Caro Jovo, grazie di tutto”. “Dragi Jovo, hvala ti za sve”. Sarajevo ha reso omaggio così a Jovan Divjak,il generale serbo che difese la città durante i 1.425 giorni dell’assedio durante il conflitto che insanguinò l’ex Jugoslavia nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso. Divjak è morto l’8 aprile scorso, dopo una lunga malattia. L’uomo che scelse di stare con i più deboli e difendere la città che lo aveva accolto aveva 84 anni. Anni fa Paolo Rumiz scrisse di lui: “Quand’ero soldato non mi mettevo volentieri sull’attenti davanti ai generali. Mi sembravano vanitosi tromboni. Oggi, al cospetto di Jovan Divjak, mi scopro a farlo con piacere, anche se sono in borghese da 35 anni”. Divjak non era un generale come gli altri. Era l’uomo che, tra il cinque e il sei aprile del 1992, non esitò a scegliersi la parte, diventando per tanti “il serbo che difese Sarajevo”. Nato a Belgrado nel 1937 e sarajevese d’adozione, all’epoca colonnello dell’esercito federale jugoslavo, comandava la Difesa territoriale della città. In quei giorni d’inizio aprile, la situazione – già molto tesa e pesante – precipitò. I cecchini iniziarono a sparare dalle parti di Grbavica contro il grande corteo per la pace che sfilava in città, mentre nei quartieri periferici comparvero le prime formazioni paramilitari serbo-nazionaliste.
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