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“Fotografi a Torino”, il ritorno da protagonista dell’istantanea

di Tiziana Bonomo|


Si è chiusa la settimana scorsa presso l’ipogeo dell’Accademia Albertina a Torino l’esposizione collettiva “Fotografi a Torino by Gianni Oliva|30” che era stata annullata per ragioni Covid lo scorso anno. Al di là del successo di pubblico e dell’interesse tra gli addetti ai lavori, l’evento ha offerto l’opportunità di rivisitare il rapporto tra “fotografia” e Torino e affrontare il non secondario problema delle prospettive di un’attività artistica alla quale la cultura nazionale non riserva, né ha mai riservato, un posto di prima fila, preferendo relegarla in una posizione accessoria, per ragioni però che restano ancora insondabili.

Il rapporto tra cultura e fotografia sarebbe di per sé sufficiente per dare significato a “Fotografi a Torino by Gianni Oliva|30” che è nata con la stessa passione che ha prodotto indimenticabili eventi della fotografia a Torino. Idea nata dal fotografo professionista Gianni Oliva che ritiene la sua professione un privilegio, proprio per il significato che si trascina dietro sé l’istantanea: uno sguardo dentro se stessi, un gesto di creatività, un mistero in continua ricerca di risposta quale è la vita.

Studenti Istituto Bodoni Paravia

In effetti era nata così, spontaneamente, nel 2019 la festa per i suoi trent’anni di lavoro. Da allora Gianni Oliva ha continuato ad allargare il “tam-tam” per ottenere più adesioni con l’intenzione di ripetere l’”happening” ma con la determinazione di voler restituire, in un luogo adeguato, il giusto valore di ogni fotografo. Obiettivo che si è concretizzato con una esposizione all’interno dell’ipogeo dell’Accademia Albertina coinvolgendo circa 100 fotografi di Torino e del Piemonte oltre a tre scuole importanti di fotografia: l’istituto Albe Steiner, l’istituto Bodoni Paravia e lo IED Istituto Europeo di Design. Un evento unico: una galleria vivace, composita, virtuosamente anarchica con tante immagini, una per ogni fotografo, nata da chi considera la fotografia un linguaggio da condividere per mostrare immagini, esperienze, conoscenze. Una mostra non didascalica e documentativa di tutti i professionisti presenti, non una antologia; ma un tentativo, attraverso il passaparola, le conoscenze e una certa spontanea casualità di ricordare il valore di un mestiere, che in questa città e in questa regione, che spesso viene trascurato. Ogni aspetto della fotografia merita di essere conosciuto. Fotografi a Torino by Gianni Oliva|30 si è rivelato un piccolo ma significativo gesto, un’occasione per mettere a confronto generazioni diverse, per ascoltare storie di lavoro antiche e recenti, per vedere immagini che nascono da sguardi, esperienze, per conoscersi e confrontarsi. La grandissima partecipazione di gente all’inaugurazione con tantissimi giovani pazientemente in coda – anche per rispettare le norme anti Covid – e la soddisfazione di vedere tante opere diverse e di conoscersi e di rincontrarsi testimoniano il significato che ha la fotografia qui a Torino, in Piemonte.

Code all’ingresso

La fotografia è memoria e in questa memoria ricordiamo il nostro passato. Ma è anche presente e sicuramente è innovazione e desiderio di far crescere questo meraviglioso linguaggio con un luminoso futuro qui a Torino, qui in Piemonte ricordando sempre quanti ne fanno parte e che meritano ancora più evidenza e notorietà. Non a caso, la frase più ricorrente nei giorni della mostra è stata “il primo vero appuntamento artistico da mesi”. Storia, memoria, tracce fotografiche

Che significato ha la fotografia per una città come Torino per una regione come il Piemonte? Che significato ha la fotografia? Sul significato della fotografia abili intellettuali e storici dell’arte hanno dedicato già molti testi e forse anche troppe parole nonostante l’Italia rimanga ancora un paese con scarsa cultura sull’immagine. Puntando lo sguardo sul Piemonte e in particolare su Torino si può quantomeno affermare che sono luoghi con una storia interessante nella diffusione della conoscenza e del valore della fotografia. Come non ricordare la Libreria Agorà di Bruno Boveri e Rosalba Spitaleri inaugurata nel 1979 e purtroppo chiusa nel 2007 che ha rappresentato un polo importante per la fotografia d’artista in Italia realizzando uno dei primi corsi sulla storia della fotografia.

Dinanzi alle foto di Guido Harari

E sarebbe ingeneroso non citare il merito che la Fondazione italiana della Fotografia di Luisella D’Alessandro ha avuto nei suoi 12 anni con un’attività a favore della fotografia di altissima qualità: 170 mostre, 10 edizioni della Biennale Internazionale di Fotografia, 4 edizioni di Fotodiffusione presentando 36 istituzioni museali europee. Ha generato un archivio di 167.00 reperti fotografici e una biblioteca di oltre 5000 volumi. L’attività didattica in quattro anni ha educato all’immagine oltre 24.000 studenti. Questa instancabile Fondazione ha chiuso nel 2007 e ci sono voluti circa dieci anni prima che si riaprisse Camera – centro italiano per la fotografia – un centro con parziali analogie. Una delle prime gallerie a credere nella fotografia è stata Photo&Co di Valerio Tazzetti quando oltre venticinque anni fa, con le sue meravigliose esposizioni, ha fatto conoscere alcuni dei nomi più importanti del panorama italiano oltre che internazionale. Questi esempi, e se ne potrebbero citare molti altri, sono sufficienti ad introdurre una semplice constatazione che Torino ha – rispetto ad altre città italiane – sentito, coltivato, investito con passione nella fotografia.

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