Fisco, un tabù per la politica. Riflessioni dopo il dibattito con Barca
di Anna Paschero |
Fabrizio Barca, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, ospite dell’Associazione “La Porta di Vetro” è intervenuto ieri per illustrare le proposte elaborate dal FORUM per “produrre, promuovere e influenzare proposte per l’azione collettiva e per l’azione pubblica che favoriscano la riduzione delle disuguaglianze e la giustizia sociale, secondo l’indirizzo dell’articolo 3 della Costituzione”. Del tema “disuguaglianze e giustizia sociale” è avvertita oggi la lacerante attualità, nel momento in cui sono aperti conflitti durissimi tra chi è tutelato e chi, invece sopraffatto, si trova ad affrontare gli effetti di una emergenza sanitaria che sta togliendo ogni prospettiva futura di normalità. Questa situazione, presente in tutto il mondo, è particolarmente sentita nel nostro Paese, dove negli ultimi vent’anni le disuguaglianze non solo economiche, hanno continuato a crescere fino a diventare non più socialmente accettabili. Tra le quindici proposte elaborate dal FORUM e illustrate dal relatore, che hanno stimolato interessanti riflessioni tra i partecipanti, il tema della giustizia fiscale è risultato invece assente, se non per la questione del ripristino delle imposte di successione e la risposta del relatore alla domanda posta nel corso del dibattito ha rispecchiato, purtroppo, il comune sentire della politica su un tema che continua ad essere considerato imbarazzante.
Se è vero che l’attuale sistema fiscale è diventato sempre meno progressivo e meno aderente al dettato costituzionale, rispetto all’impianto originario dato dalla riforma Cosciani, è pur vero, ha affermato il relatore, che l’introduzione di bonus e detrazioni hanno restituito in parte la progressività perduta, anche se hanno, di fatto, snaturato tale impianto. Il cosiddetto bonus Renzi, per esempio, non ha inciso sugli effetti sperequativi del sistema, anzi ne ha aumentato gli effetti perché a parità di reddito ha provocato disparità di prelievo tra contribuenti di status sociale diverso (lavoratori dipendenti e lavoratori non dipendenti e/o pensionati). Ed è stato dimostrato che le numerose e certamente troppe detrazioni d’imposta hanno avuto un effetto regressivo sul sistema favorendo classi di contribuenti a reddito medio alto piuttosto che a reddito medio basso, contribuendo a far diventare il prelievo fiscale sempre meno progressivo, sempre meno aderente al dettato costituzionale, sempre più ingiusto.
Il discorso, oltre ad essere diventato un “tabù”, è estremamente delicato e richiede di essere trattato non in maniera superficiale, come troppe volte è accaduto. Ora pare che il presidente del Consiglio Draghi stia esaminando due diverse possibilità di correzione del sistema fiscale vigente, attraverso la riduzione degli attuali cinque scaglioni a tre, oppure ricorrendo al metodo “tedesco,” che offre una progressività con aliquote personalizzate. Due soluzioni che risultano completamente divergenti negli effetti che produrranno. C’è da augurarsi che l’annunciata commissione che dovrebbe lavorare sul tema sia formata non solo dagli inamovibili burocrati che, come ha affermato ieri sera l’ex ministro Barca, sono i rigidi conservatori dello status quo, a prescindere dalle diverse forze politiche che si avvicendano nella guida del Paese, ma anche da chi ha voce attraverso gruppi di pensiero e associazioni come ad esempio il Forum. In proposito, chiudo con un episodio tratto dalla mia esperienza accanto a Mercedes Bresso all’inizio della sua legislatura regionale (2005-2010). Nel corso del primo incontro con la tecnostruttura dirigenziale, colsi da parte di un convenuto questa affermazione sussurrata al vicino di poltrona: “… tra cinque anni questi se ne vanno, e noi invece saremo ancora qui”. Non c’è nulla da aggiungere sulla rinuncia della politica nazionale in forma trasversale, come esplicitato da Fabrizio Barca, a riformare la pubblica amministrazione.
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