Accoglienza e solidarietà: dalle montagne un messaggio di speranza
Aggiornamento: 3 ott
di Maurizio Dematteis
Prosegue la settimana di appuntamenti a Torino con il Festival dell’Accoglienza. Dopo il concerto di ieri sera (a lato e all'interno le immagini), preludio alla proiezione del film “Il ciliegio di Rinaldo”[1] del regista Alessandro Azzarito , oggi l'attività si è dispiegata a Rubiana, in val di Susa, con la visita a Casa Miriam, una struttura residenziale che dal 2011 accoglie bambini e ragazzi, dal 2015 soprattutto minori stranieri non accompagnati in una comunità con stile familiare. Il Festival dell'Accoglienza, lo ricordiamo, è dal 2020 un’iniziativa della Pastorale dei Migranti dell’Arcidiocesi di Torino per rafforzare il suo lavoro di riflessione e sensibilizzazione. Il tema della quarta edizione del Festival dell’Accoglienza è Un cammino da fare insieme. L’ispirazione, come per le precedenti edizioni, arriva dal messaggio scritto da Papa Francesco in occasione della 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 29 settembre 2024.
In questo contesto, la Porta di Vetro partecipa lunedì prossimo con una sua proposta[2]: un dibattito moderato da Laura de Donato, giornalista su "Montagne terre mobili: le migrazioni e le Alpi piemontesi", cui parteciperanno Gabriele Garbolino Rù, scultore e autore dell’opera “Grano nuovo” esposta nel Giardino della Magnolia, Alberto Tazzetti, presidente Associazione amici del Museo civico di Usseglio, Michele Ruggiero, giornalista e presidente dell’Associazione La Porta di Vetro, Sofia Gallo, scrittrice; Valter Giuliano, giornalista, e Maurizio Dematteis, direttore dell’associazione Dislivelli, autore dell'articolo che segue.
A partire dal nuovo millennio sulle Alpi italiane si assiste ad un’inversione di tendenza demografica: per la prima volta rispetto alle serie storiche di lungo periodo precedenti, che vedevano in buona sostanza uno spopolamento generalizzato, i dati Istat 2001/2011 fotografano un generale più 200 mila residenze sull’Arco Alpino. Che permane anche nelle serie statistiche successive (anni ’20).
Un messaggio di speranza per le terre alte del nostro paese (appennini compresi), una rivoluzione culturale che va a sommarsi ad altri fenomeni contemporanei già in atto, capaci di mettere in crisi il vecchio modello centro-periferia, generando un cambiamento di prospettiva che va dalla visione del “Mondo dei vinti” a quella dei “Nuovi montanari”, con la “restanza” di parte della popolazione e la risalita a salmone di giovani interessati a realizzare sogni di vita in montagna, che danno vita alla nascita di nuove comunità montane meticce.
Le nuove comunità montane meticce hanno un tasso di crescita naturale negativo a fronte di tassi migratori positivi, e questo genera fenomeni di discontinuità, dove arrivano nuove figure di montanari con reti lunghe a sommarsi alle vecchie che mettono in crisi la storica e rassicurante lettura novecentesca della contrapposizione tra comunità e società (di weberiana memoria), che vede la dicotomia tra una comunità montana mossa dall’interesse collettivo e una società cittadina mossa dall’interesse del singolo.
Sono nuove comunità montane fatte di:
· “montanari per forza”, spinti dalle crisi internazionali, dalla povertà, dalla crisi del lavoro salariato, dal precariato, dai costi in aumento in città;
· “montanari per scelta”, spinti dalla bassa qualità della vita in città e dalla possibilità di sviluppare nuovi mestieri e attività;
· “montanari per un po’”, spinti dall’opportunità di potersi realizzare per un periodo medio o lungo che sia, nelle aree di mezzo. Senza dimenticare, ovviamente, i “restanti che recuperano consapevolezza nelle opportunità messe a disposizione dal loro territorio.
Note
[1] Trama: Fin da piccolo Emanuele è affascinato dalla natura. Rinaldo è un vecchio agricoltore che appartiene a quella stirpe di figure titaniche di un mondo agricolo passato. L’incontro tra i due avviene circa vent’anni fa e nel tempo si trasforma in una profonda amicizia. Al momento della scelta universitaria Emanuele si trova a un bivio: medicina, scelta sempre sostenuta dai genitori, o agraria, suggello alla sua vocazione. In quel momento il sostegno di Rinaldo diventa fondamentale. Questo è il racconto dell’ultimo tratto di strada insieme. in Il Ciliegio di Rinaldo | Perugia Social Film Festival (persofilmfestival.it)
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