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AAA cercasi leale collaborazione Stato-Regioni

di Gian Paolo Zanetta |

Se l’emergenza da Coronavirus doveva rappresentare un test per verificare la solidità dei rapporti tra Stato e Regioni, è giusto riconoscere che la prova è fallita. Ed è quasi doveroso sottolineare ciò alla vigilia del 74° anniversario della nascita della nostra Repubblica. L’indagine sulle mancate “zone rosse” nella Bergamasca

Questa conclusione deriva non solo da mesi nei quali abbiamo assistito a quotidiani contrasti e divergenze sulle strategie operative, soprattutto nel campo sanitario, ma anche dalla indagine, avviata in questi giorni e subito diventata emblematica, sulla mancata definizione, nel momento più drammatico del contagio, delle zone rosse nella Bergamasca. Al di là del fatto che appare quantomeno singolare che il PM incaricato, gi si esprima in corso di indagine circa una ipotesi di responsabilità dello Stato, colpisce il rimpallo di responsabilità fra livelli istituzionali, peraltro entrambi titolari della tutela del diritto alla salute dei cittadini ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione. In realtà, al di là della cronaca, ciò che è avvenuto, e continua ad essere l’elemento caratterizzante anche della fase 2, è particolarmente grave perché denota, su un tema così delicato come la salute, un totale allontanamento dai principi costituzionali o, in alternativa, come i principi, novellati a seguito della Legge Costituzionale 3/2001, del Titolo V non siano in grado di garantire, in momento di particolare gravità, il corretto svolgimento delle funzioni e dei rapporti tra i vari livelli di governo. Il senso della Riforma Costituzionale del 2001

L’articolo 120 della Costituzione, nel definire i rapporti tra Regioni e Governo richiama espressamente, come guida per un corretto operare, il rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione. Il principio di sussidiarietà attiene ai rapporti tra i diversi livelli istituzionali e comporta che lo svolgimento di funzioni pubbliche debba essere svolto al livello più vicino ai cittadini e che tali funzioni vengano attratte dal livello territorialmente superiore solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio di quello inferiore. Di qui la riforma costituzionale del 2001. Il rimando al principio di leale collaborazione è un richiamo chiaro: i diversi livelli di governo devono cooperare tra di loro, in quanto, nonostante le diversità di funzioni e di struttura, essi, ai sensi dell’articolo 5 della Costituzione, fanno pur sempre parte del medesimo ordinamento, rappresentato dalla Repubblica. La leale collaborazione trova il proprio strumento cardine nell’intesa, nella prassi collaborativa, nella necessità di una composizione dialettica, come più volte richiamato dalla Corte Costituzionale, tra esigenze di interventi unitari ed esigenze di garanzia per l’autonomia e la responsabilità politica delle Regioni in una prospettiva di funzionalità istituzionale. Il bene comune rimane l’indivisibilità del Paese

Nello scenario attuale, dove è finita l’attività concertativa, dove è finito il confronto dialettico, leale, cooperativo, autentico, orientato al superiore interesse pubblico? Da un lato, abbiamo visto un Presidente del Consiglio procedere con decreti presidenziali, certamente dettati dall’urgenza, ma dimentichi delle articolazioni istituzionali e del fatto che le relazioni tra Stato ed enti locali, per funzionare, devono essere innervate da procedure collaborative, promuovendo momenti di coesione e di raccordo tra i diversi livelli di governo; dall’altro abbiamo, visto alla prova, Regioni che hanno inteso la difesa e la tutela della propria comunità, dimenticando il senso e le ragioni di unità ed indivisibilità della Repubblica. Ed a nostro parere, il principio di leale collaborazione, che deve governare i rapporti tra Stato e Regioni “nelle materie ed in relazione alle attività in cui le rispettive competenze concorrano o si intersechino, imponendo un contemperamento dei rispettivi interessi(C.C.242/1997)”, è compito e responsabilità sia dello Stato sia delle Regioni, è una responsabilità condivisa nella ricerca del bene comune. Gli indirizzi della Corte Costituzionale

Con il ritorno alla normalità, si ritorna quindi alla necessità di ridisegnare anche un nuovo concetto di responsabilità, più ampio e più profondo della semplice difesa del proprio ruolo e dei propri ambiti operativi, in un agire che si faccia carico del superiore interesse pubblico, del miglior servizio alla collettività e del corretto funzionamento delle Istituzioni, intese nel loro complesso e nella loro interrelazione. Su questa importante tematica richiamiamo un’altra fondamentale sentenza della Corte costituzionale, la n.169/2017, la quale, valutando la legittimità di alcune disposizioni del decreto legge n.78 del 2015 che disponevano la riduzione del finanziamento del sistema sanitario nazionale, ha precisato che “la dialettica tra Stato e Regioni sul finanziamento dei LEA dovrebbe consistere in un leale confronto sui fabbisogni e sui costi che incidono sulla spesa costituzionalmente necessaria tenendo conto della disciplina e della dimensione della fiscalità territoriale nonché dell’intreccio di competenze statali e regionali in questo delicato ambito materiale”. In sostanza la primazia della tutela sanitaria e della tutela della persona deve prevalere non solo rispetto alle esigenze di equilibrio di bilancio (spesa costituzionalmente necessaria) ma anche agli interessi sottesi ai conflitti Stato-Regioni. Ripensare su basi nuove (e non conflittuali) il Senato delle Regioni

Nell’emergenza che abbiamo vissuto, il richiamo costituzionale non è stato sufficiente e forse l’unica scusante di questa deriva è la straordinarietà dell’evento: occorrerà trovare altre sedi, altre istanze in grado di condurre Stato e Regioni ad un confronto autentico, giocato sulla tutela della collettività e non su logiche di contrapposizione, anche partitica. Riprendendo recenti riflessioni, proponiamo tre tematiche per noi significative ed utili per superare sterili conflitti : rafforzamento della Conferenza Stato-Regioni, riforma costituzionale con la trasformazione dell’attuale Senato in Senato delle Regioni, valorizzazione del ruolo dei Comuni come riequilibrio dei conflitti e sede di attenzione e risposta, secondo il principio di sussidiarietà, ai bisogni più diretti dei cittadini. Il rischio che abbiamo di fronte è che aumenti nel nostro paese, anche a fronte dell’altra emergenza, quella economica, una sensazione pericolosa di disagio, di distacco progressivo dalle istituzioni, alimentata da una conflittualità tra livelli di governo che il cittadino comune non comprende, perché non vede in questa una risposta reale alle proprie necessità ed ai bisogni generali di una società con il fiato corto.

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